Tessa risponde al cellulare, in sottofondo il rumore dei lavori: “Siamo in piena ristrutturazione, c’è tanto da fare ma stiamo rispettando la tabella di marcia”. Tessa e Arianna Moroder sono sorelle: la prima è consulente di impresa, la seconda designer tessile. Quando hanno ereditato il magazzino del nonno, a Prato, loro – bolzanine – hanno aspettato almeno un anno per andare a vedere. Ma quando sono arrivate, hanno capito.
“Questo era lo spazio dove il nonno, che non abbiamo mai conosciuto, aveva avviato la sua attività dopo la guerra. Una figura mitica per noi, quel siciliano partito dodicenne dalla sua isola, morto giovane, ma che aveva saputo avviare una attività all’ingrosso di alimentari per un Paese che voleva ripartire”.
L’idea iniziale – darlo ad uso gratuito ad una associazione culturale – è cambiata, e ha iniziato a prendere forma il progetto Lottozero: a Prato, nel pieno di uno dei distretti tessili più antichi e ancora produttivi, nascerà uno spazio che sarà quattro cose insieme: un laboratorio per tutti coloro che lavorano nel settore e vogliono fare ricerca e sperimentazione, stilisti e imprenditori, ma anche studenti; uno studio condiviso, con spazi per il coworking, per chi ancora non può mettersi in proprio, e dove coesisteranno artigiani e creativi; una zona espositiva per collezioni e gallerie; infine, un ufficio stile, al servizio di tutte quelle piccole realtà imprenditoriali che non possono permettersi una struttura simile al proprio interno ma potrebbe avere grandi vantaggi dalla visione nuova e giovane di creativi con i quali avviare un dialogo, collaborare, sperimentare.
Da Bolzano, terra di loden, a Prato, “ma in realtà andremo su e giù”, scherza Tessa, che sottolinea il carattere aperto e collaborativo di Lottozero: sostenere talenti emergenti, portare qui la migliore creatività europea – potranno perfino mangiare e dormire in uno spazio riservato alle residenze – e rivitalizzare un’industria che ha vissuto una fase di difficoltà. Il tutto partendo da un’area, in via Arno, molto vicino a quella che da molti viene indicata, in senso negativo, la Chinatown della città, e che oggi vuole diventarne l’ambasciatrice: “Ripopolare il quartiere di artisti e creativi può servire a rivitalizzare l’area, attrarre anche nuove attività e creare un benessere produttivo che può avvicinare Prato a nuovi potenziali clienti”.
E poi c’è la ricaduta etica ed occupazionale: il centro dialogherà con musei e università, ma anche con il no profit che si occupa di ecosostenibilità e lotta contro lo sfruttamento della manodopera, come Clean Clothes Campaign. L’idea è poi di creare posti di lavoro, sia in modo diretto che indiretto (già ora il restauro coinvolge architetti, artigiani e operai specializzati).
Mentre fervono i lavori – la data fissata per l’inaugurazione è il 15 ottobre – Lottozero ha già fatto, con successo, la sua prima uscita pubblica: un crowdfunding, ovvero una raccolta fondi collettiva tramite una piattaforma internazionale, Kickstarter. L’obiettivo fissato – 10mila euro – è stato superato (12.168 raccolti), e le due sorelle stanno preparando le ricompense per i finanziatori: “Crediamo che sia stata vincente la scelta di affidarci a un gestore conosciuto su scala internazionale, e molto
hanno fatto i premi riconosciuti ai donatori. Il nostro è un prodotto leggero, può arrivare in ogni angolo del mondo”. Così faranno i 195 foulard di seta verde ispirati ai marmi e alla facciate dei monumenti della Toscana. I sostenitori più generosi, invece, potranno vedere realizzato un foulard personalizzato, sulla base della loro richiesta e prodotto come modello unico. La campagna è stata sostenuta in Italia e all’estero da Paesi come Australia,Singapore, India e Stati Uniti.