Lo scorso weekend, durante la visita agli Uffizi e al Corridoio Vasariano, il principe Akishino e sua moglie Kiko si sono soffermati – dicono le cronache – davanti all’autoritratto dell’artista giapponese più famosa al mondo: Yayoi Kusama, da poco nominata dalla rivista “Time” tra le 100 personalita’ più influenti su scala globale, accanto a personaggi come Christine Lagarde (direttrice del Fondo Monetario Internazionale) e Papa Francesco.
Kusama è anche la persona più anziana (87 anni) nella lista compilata da “Time” di donne e uomini che hanno “infranto regole, silenzi e confini” e hanno “lezioni da insegnare”. Del resto, l’artista nata a Kumamoto era gia’ stata nominata due anni fa come la più popolare artista vivente del mondo, in base al numero di visitatori di mostre, musei e installazioni.
Benché definita pioniera di vari movimenti (arte pop e concettuale, minimalismo, espressionismo astratto, arte femminista e cosi’ via), sfugge a ogni precisa classificazione al pari della poliedricita’ della sua produzione: dipinti, disegni, collage, sculture, performance, film, installazioni via via fino a letteratura e moda. Un’arte variegata in cui tornano ossessioni legata alla sua infanzia, in tempi in cui si sentiva oppressa dalla famiglia e dalla societa’ giapponese, al punto da essere stata accompagnata da problemi mentali per tutta la vita (con molti decenni passati in ospedale psichiatrico).
Un sottofondo che non si sospetterebbe in molti dei suoi lavori, che anche ai bambini appaiono allegri e persino vitali anche se “asessuati”. Kusama stessa si e’ descritta come “asessuale”, pur avendo scandalizzato il Giappone fin dalla prima giovinezza: Le sue stesse opere di “arte fallica” sono state un modo per superare traumi infantili, con una fobia del pene acquisita nel contesto di esperienze inquietanti (la madre la incoraggio’, da piccola, a spiare le performance del padre con le sue amanti). Le sue zucche e i suoi puntini sono entrati nell’immaginario globale. Ma Kusama e’ molto di piu’ dell’estetica dei puntini basata – anche se non emerge più’ di tanto – sulle allucinazioni della sua infanzia.