Quando ho saputo di avere un cancro, ho promesso a me stessa che la cura sarebbe stata la mia parola d’ordine. Sì, la cura. Dentro e fuori. E proprio in quel letto d’ospedale decisi che sarei partita dalla testa… sì dalla testa, perché è lì che prende vita la volontà di volersi bene, ancora di più quando vivi la sua improvvisa nudità, causata dalle chemio. Anche per questo la testa va protetta. E “vestita” a seconda dell’occasione. Da qui è nato il progetto di realizzare dei cappelli pratici, ed insieme artistici ed estrosi, che amano il sorriso, le idee scintillanti, i pensieri positivi. Domani i miei copricapi escono allo scoperto. Faranno parte di un progetto più ampio che sta prendendo forma, #LaCuraSonoIo, del quale vi terrò informate.
L’idea è nata in ospedale, allo Ieo, quando l’operazione ha segnato una svolta: «Il peggio è stato prima, i due mesi passati con la consapevolezza che qualcosa non andava, ma aspettando conferme ed esiti che non arrivavano mai. Poi la consapevolezza che ero in buone mani mi ha aiutato a reagire. Allora ho ritrovato la mia energia».
Maria Teresa – 51 anni, veronese, una donna vulcanica sempre in movimento fra libri, cataloghi d’arte ed eventi culturali, e uno sguardo sempre attento al volontariato – ha organizzato tutto, nell’ottica del “dopo” intervento, anche in vista delle chemioterapie: «Sapevo quali effetti collaterali avevano le terapie e ho acquistato una parrucca, come mi hanno consigliato medici e amici. Consapevole che, per chi è passata tramite questa esperienza, è la prima cosa di cui ci si sbarazza, dopo». Un guizzo artistico dei suoi – è anche tra le massime esperte dell’opera di Dino Buzzati – ed è nata l’alternativa creativa alla parrucca, un copricapo con molta personalità e glamour: «Un primo modello di cappello, nero, che io potevo personalizzare e arricchire con un fiore o una spilla, a seconda di come ero vestita, di come mi sentivo». Poi sono arrivati gli altri “cappelli ad arte”: perché a seconda del tessuto impiegato l’effetto cambia, più o meno morbido, da acconciare come si vuole. Fino all’idea più luminosa: un modello con le paillettes.
«Andavo alle terapie alternando le mie creazioni e ormai era diventato un gioco, per medici e infermieri, indovinare come mi sarei presentata. Le altre pazienti invece mi chiedevano dove li avessi trovati, e come fare per averne uno. Un giorno, un po’ titubante, ho indossato il basco con le paillettes. Una giovane madre mi ha contattato e mi ha scritto: vederti così è stato il primo raggio di luce nel mio cammino. Ho capito che quella di sentirsi bene, a posto, “luminosa”, è un’esigenza di tutte».
I social hanno fatto il resto: sempre più persone hanno conosciuto Maria Teresa e il suo racconto sincero, diretto, ironico e mai negativo di un percorso difficile. Quando una amica le ha proposto di portare alcuni cappelli al frequentato mercato di San Zeno, a Verona, «è arrivata tanta gente che io non conoscevo, ma che conosceva me. Era un giorno in cui non sapevo se sarei riuscita a reggere, non stavo bene. Mi sono ritrovata in piedi dalle 9 alle 18, senza mai sedermi, con un’energia incredibile, a parlare con chi voleva incontrarmi». Un effetto spontaneo che è arrivato alla Fondazione Ieo-Cmm: il 17 maggio, al Teatro Manzoni di Milano, si terrà l’appuntamento annuale dedicato alle donne che hanno vissuto l’esperienza del tumore al seno.
Nell’occasione ci sarà anche uno spazio dedicato a “The Vintage Project”, il primo Charity Shop in Italia a sostegno della ricerca oncologica, pensato dalla Fondazione IEO-CCM in partnership con Vogue e McArthurGlen Group, con capi e accessori dei più grandi marchi della moda italiana e internazionale a prezzi molto convenienti. Al fianco di pezzi unici donati da celebrities di fama mondiale, ci saranno anche i cappelli di Maria Teresa, che ora sta valutando le possibili collaborazioni per una produzione più ampia, ma che dovrà rispettare le caratteristiche del progetto: «Primo: questi cappelli, sperimentati in prima persona, sono per tutte, non sono legati a doppio filo alla malattia, e non sono qualcosa di cui si deve avere voglia di sbarazzarsi il prima possibile perché portano con sé un messaggio di rinascita, la nostra. Secondo: sono accessori pratici, pochi modelli da declinare in colori e tessuti diversi, e qualità; all’interno solo cotone o bambù, fibre naturali che non irritano, non danno fastidio. Terzo: dovranno sempre avere un costo accessibile, perché durante la malattia coprirsi la testa non è un lusso o uno sfizio».
Esistono altre marche di cappelli usati da chi segue una chemioterapia: spesso arrivano dall’estero, scelta limitata, prezzi non alla portata di tutti. Tutta un’altra cosa, insomma.
Maria Teresa sarà domenica 5 giugno ancora al mercato di San Zeno; altri appuntamenti ancora la aspettano per raccontare la sua esperienza, come fa anche tramite il blog e Facebook. Intanto, con una amica, prepara un libro che vuole essere una guida pratica, un aiuto per vivere al meglio ogni giorno durante le teraoie, qualcosa che ancora non c’è, e anche una app: «Abbiamo bisogno di sentirci dire come minimizzare i fastidi, quale crema usare per alleviare una irritazione, quale tisana bere, quale rimedio naturale può aiutarci. Ci sono estetiste specializzate, una anche a Verona, che hanno seguito i corsi Apeo, l’Associazione professionale di estetica oncologica, che migliora la qualità della vita di chi è in terapia. Il loro aiuto è fondamentale, ma bisogna sapere dove cercarlo», racconta al telefono, prima della camminata quotidiana che le fa ritrovare pace ed energia.
Sono sempre stata un po’ veggente con la mia vita, di avventure ne ho vissute tante, belle e brutte, ma quella che sto vivendo ora merita un capitolo a parte. Un caldo giorno di giugno ha bussato alla mia porta un ospite inatteso: il cancro. Da allora il mio quotidiano ha assunto nuove tonalità. Nessuna guerra, ma al contrario più vita: tenacia e sorriso, anche “da vendere”. Ecco perché continuo a scrivere, ad ammirare la natura e l’arte, a onorare la vita vivendola a tutto tondo. A divertirmi con il mio look perché i miei occhi hanno bisogno di sorprese. Ogni mattina apro gli occhi e so che anche quel giorno l’amore, che dò e che ricevo più cospicuo che mai, mi aiuterà a vincere”.