Dieci mila euro di budget e una passione, l’arte, che Patricia Armocida voleva a tutti i costi far diventare un mestiere. E’ con questo bagaglio che nel 2007 la gallerista, all’epoca nemmeno trentenne, è partita per Glasgow per convincere Os Gemeos, impegnati a dipingere la facciata di un castello, a fare una personale firmata da lei in Italia. In quel momento la galleria di fatto non esisteva ma il via libera di Os Gemeos, pseudonimo dei due fratelli brasiliani Gustavo e Otàvio Pandolfo che proprio in queste ore stanno completando la loro opera (Efìmero) su un muro esterno dell’Hangar Bicocca per il programma Outside the Cube, ha dato il via al sogno. “In pochi giorni abbiamo fatto sold out – racconta Patricia – e tutto quello che ho raccolto l’ho reinvestito nel progetto”.
Un progetto che sulla scorta di quei denari in nove anni è cresciuto enormemente: oggi la Galleria Patricia Armocida ha un portafoglio di una quarantina di artisti, ha trattato nomi come Blu, Ericailcane, Todd James, Steve Powers e ha inaugurato da poco un nuovo spazio in zona Navigli (il primo l’aveva aperto in Piola, poi si è spostata via Lattanzio). Il risultato lo ha raggiunto grazie a un mix di talento, intuito e capacità imprenditoriali. Ha saputo leggere il mercato: all’epoca non c’era di fatto nessuno a Milano che intermediava questo genere di artisti. Ha saputo scegliere le “firme” giuste: “la qualità della selezione è stata fondamentale”, ha sottolineato più volte in questo colloquio con Alley Oop. E infine ha saputo mettere a frutto un talento che evidentemente aveva innato: saper trasmettere l’importanza e il valore delleo pere.
“Sono cresciuta sulla scena indipendente di Milano, ho sempre masticato e respirato questo genere di arte e così, dopo essermi laureata in arte contemporanea a Bologna, ho partecipato al progetto Urban Edge. Era il 2004, di fatto mi occupavo di illustrare le opere che erano esposte. E proprio in quell’occasione, casualmente, ho venduto il mio primo pezzo, era di Shepard Fairey, tutti lo conoscono come Obey: 3 mila euro. Oggi il valore di quella stampa unica e originale, raffigurava Noam Chomsky, è almeno decuplicato”. E’ stato in quel momento che Patricia Armocida ha capito che voleva fare la gallerista perché chiudere quella transazione le ha dato quel brivido, quell’adrenalina che ancora oggi ricorda e che è stata la molla che l’ha spinta a dare il via al sogno. Prima di realizzarlo ha fatto un po’ di gavetta, qualche mese a imparare tra le mura della Galleria Emi Fontana (trasferita definitivamente a Pasadena nel 2010) e tre anni da Giuseppe Pero.
Poi l’intuizione. “Os Gemeos li ho visti dal vivo per la prima volta nel 2005 e poi nella mostra Beautiful Losers alla Triennale, ho pensato che avrei voluto dargli una personale dove poter mostrare la loro arte in tutte le più differenti espressioni”. Così è stato. Ora la Galleria Patricia Armocida ha una personale di Mode 2 fino al prossimo 7 maggio e dal 18 maggio avrà una collettiva di quattro artisti: Maya Hayuk, Cleon Peterson, Revok e Francesco Igory Deiana. L’idea di trattare “in maniera professionale” quel segmento di arte contemporanea a lei caro l’ha realizzata.