Lo spettacolo non fa eccezione. Il talento non è sufficiente a superare il ‘gender gap’, cioe’ il divario retributivo tra uomini e donne, nemmeno nel mondo dell’arte. Lo dimostrano gli ultimi dati di settore disponibili. Nel teatro, come nel campo musicale, le donne a parità di lavoro svolto, guadagnano in genere meno degli uomini. Secondo le statistiche dell’Enpals, gli attori nel 2014 risultano essere 29.163, più delle attrici che raggiungono quota 23.589. In media al giorno gli uomini guadagnano 198,09 euro mentre le loro colleghe ne guadagnano 150,17. Inoltre le attrici lavorano per meno giornate.
I numeri fotografano un mondo dove la parità è lungi dall’essere raggiunta. Si aggiunga che il lavoro di attore è spesso duro, richiede continui spostamenti, visto che gli spettacoli sono itineranti. Un fattore che in particolare svantaggia le lavoratrici madri. Ma come si può superare la differenza? Secondo l’attrice Carlotta Viscovo “si potrebbe incentivare la drammaturgia contemporanea. Scrivere per le donne, oppure aiutare con incentivi le produzioni che assumono donne diventate madri da poco o richiedere, almeno ai teatri nazionali, di aprire bandi pubblici per gli attori con una certa regolarità”.
Il registro non cambia di molto per la musica. Anche qui si riscontra una tendenza tipica di molti posti di lavoro. Gli uomini guadagnano in media di più e fanno la parte del leone per i ruoli apicali. In particolare concertisti e orchestrali sono in larga maggioranza uomini (nel 2014 risultano 21.764 contro le 6316 donne). In media lavorano un po’ di più’ delle loro colleghe e guadagnano 127,28 euro al giorno contro i 116,11 messi in tasca dalle donne. Ai ruoli di vertice, cioè di direttori o maestri d’orchestra, accedono per la maggior parte uomini: nel 2014 risultano 738 maschi e 163 femmine, con una retribuzione dei primi più che doppia rispetto a quella delle loro colleghe (351,25 euro per giornata contro 135,81). Le donne sono lievemente in maggioranza, invece, nel gruppo del canto dove i ruoli femminili sono necessari nelle opere liriche o nei cori polifonici. Ma guadagnano di meno rispetto agli uomini e lavorano meno giornate. Tra i musicisti autonomi il dato dei maschi diventa enormemente preponderante, probabilmente per il lavoro poco stabile e molto faticoso. In genere la minore presenza di donne nel musica, soprattutto per quella ‘colta’ ha radici già’ in ambito familiare. Visto che si inizia a suonare da giovanissimi, spiega la sindacalista della Slc CGIL Emanuela Bizi, “le differenze di genere cominciano in famiglia”.