C’è un oro giallo che attira sempre più donne. Rende bene se non si mette in cassaforte, ma sottoterra. E non conosce crisi. E’ lo zafferano, uno dei dieci cibi più cari al mondo, coltivato in Italia da sole 320 aziende, al quale guardano con sempre maggiore interesse le imprenditrici. Perché la sua coltivazione è semplice, perché non richiede grandi appezzamenti di terreno, perché è una produzione di nicchia che si integra bene con altre attività. “Mi sono innamorata dello zafferano perché è slow”, racconta Sara Sposini, 34 anni, nata e cresciuta a Pietrafitta, in Umbria, titolare dell’agriturismo Abbazia Settefrati, vicino a Città della Pieve. “A 28 anni, dopo essermi laureata all’Accademia di Belle Arti di Perugia ho capito che il mio sogno era portare avanti l’azienda agricola di famiglia, facendole fare un salto di qualità”. L’azienda di famiglia di Sara ha una sede sorprendente e una storia che risale al 1921, quando i suoi bisnonni rilevarono, per 17 mila lire, una abbazia benedettina. A loro servivano le terre e si ritrovarono in mano una struttura di oltre mille metri quadri, fondata nel 1100 e abitata da monaci fino al 1500. Quando cadde in commenda, cioè venne affidata a secolari usufruttuari, la sua proprietà passò attraverso diverse famiglie cardinalizie di Perugia, fino ad essere messa in vendita.
Oggi l’abbazia è una multiproprietà dove i familiari di Sara svolgono diverse attività commerciali. “Ho deciso di investire nella nostra azienda e ho aperto un agriturismo, anche se i miei genitori non erano convinti. Oggi, anche grazie a Internet, lavoriamo tutto l’anno, ci scelgono molti turisti stranieri. Poi mi sono innamorata della lentezza che serve a coltivare lo zafferano, mi sono formata accanto a coltivatori e anche attraverso il web”. Il bulbo viene messo a dimora in modo manuale tra luglio e agosto, la raccolta avviene, sempre manualmente, tra ottobre e novembre. E proprio alla raccolta si deve parte del valore così alto dello zafferano. “Gli stimmi o pistilli vanno raccolti a mano, con delicatezza, per non rovinarli. Servono in media cento fiori grandi per un grammo di prodotto finito, che costa in media 20 euro. “La cura dello zafferano è aperta anche agli ospiti dell’agriturismo, che possono poi acquistare il prodotto finito. Lo scorso anno abbiamo realizzato circa 400 barattolini da 0,250 grammi. Per la vendita partecipo anche a mostre mercato locali dedicate ai prodotti naturali”. Insieme allo zafferano Sara Sposini coltiva anche zucche ornamentali che poi trasforma in lampade decorate con mandala. Non un fil rouge in tanta creatività, ma un sottile filo giallo.