“Ricordo mia madre, bianca e inesperta, che faticava a domare questi ricci voluminosi e crespi: ci sono stati momenti in cui li ho odiati e pregavo di svegliarmi con i capelli lisci e lunghi fino alla vita”.
Se sei la madre di una bambina riccia, come solo una bambina nata in Africa può essere, impari presto che i prodotti tradizionali anticrespo o “ricci ribelli” sono come il cannone e il moscerino (il moscerino sei tu, chiaro).
Se poi quella bambina è tanto riccia quanto determinata – e dunque molto, molto determinata – e, alta poco più di un metro, scandisce “adesso guai a chi mi taglia i capelli”, allora hai un problema. Ma come, mille corsi pre adozione e nessuno mi ha spiegato che il vero problema sarebbe stato pettinarla?
C’è una puntata di Grey’anatomy che va dritta al punto: Derek (un minuto di silenzio per la sua fine) accompagna la figlia Zola all’asilo, conscio degli sguardi di disapprovazione di chi incontra. Alla fine sbotta: basta, vergognatevi, ancora a guardare e giudicare un padre bianco con una bambina di colore. Chissenefrega del colore, gli risponde la Bailey: guarda come l’hai pettinata, tua figlia è africana, impara no? (la bambina aveva un numero imprecisato di codini).
Alla fine non resta che cercare su Google: superbalsami, ricci, pettinature afro. Da poco la ricerca restituisce storie, immagini, perfino tutorial. E due aziende, tutte e due femminili, tutte e due create da nuove italiane che, di ricci, ne sanno qualcosa.
Alice Edun, 41 anni, è la fondatrice di Afroricci.com, il primo negozio online in Italia specializzato in prodotti naturali per la cura dei capelli afro. La sua è la storia di una bambina figlia di mamma russa e papà nigeriano, che un giorno ha deciso, “da grande”, di affrontate il famoso relaxer per stirare in modo permanente i capelli.
“In Africa, dove ho vissuto per tanti anni, era comune, perciò mi sembrava la cosa giusta da fare. All’inizio il risultato era da sogno, ma col passare degli anni i capelli sono diventati sempre più sottili e sfibrati. Una volta arrivata in Italia ho cominciato davvero a preoccuparmi: non riuscivo a trovare prodotti adeguati. Diversi parrucchieri italiani hanno tentato in mille modi di stirarli o arricciarli. Dopo qualche anno e con parecchie insicurezze in più, decisi che sarei tornata al naturale”.
Ma di prodotti naturali specifici, in Italia, nemmeno l’ombra: eppure un mondo intero di prodotti per ricci naturali si apriva al di là del confine. “Appena ho cominciato ad usarli ho immediatamente rivisto i miei ricci veri, belli, morbidi e voluminosi”.
L’Italia è uno dei pochi Paesi europei che ancora oggi offre una limitata scelta di prodotti appositamente creati per i capelli afro. Un problema per nuove (e nuovi) italiani – figli adottivi o di unioni miste, seconde generazioni e tutti quelli che in Italia sono arrivati da adulti – e al tempo stesso una nicchia di vendita finora trascurata. Ma la tendenza è globale: negli Stati Uniti i “black consumers” continuano ad abbracciare il movimento dei capelli al naturale, e l’impatto sui prodotti dedicati è notevole: vendite in aumento del 35% per la cura dei capelli afro, mentre le stirature forzate dei ricci segnano -18,6%.
“Per anni – racconta ancora Alice – ho dovuto fare come centinaia di persone con lo stesso problema in Italia, ordinando i prodotti da Usa, Regno Unito, Francia e perfino dal Brasile, pagando cifre assurde per spese di spedizione che superavano il costo del contenuto e, in alcune occasioni, anche i dazi doganali. Un giorno, stanca di aspettare che qualcuno aprisse un negozio online, ho pensato: Lo faccio io“.
Afroricci.com è nato con la collaborazione del marito di Alice, Paolo: non solo import, ma anche workshop per adulti e per bambini molto ricci (con mamme imbranate) nelle diverse città italiane. Da poco è nato il primo prodotto interamente made in Italy, affidato a un laboratorio per la produzione diretta.
Nella nicchia dei ricci ha trovato posto anche un’altra giovane imprenditrice, donna e nuova italiana: si chiama Evelyne Sarah Afaawua, nata in Francia nel 1988 da genitori ghanesi, in Italia da quando aveva un anno. Per Nappytalia, il primo blog interamente in lingua italiana sulla cura dei capelli afro al naturale, ideato nel 2014, ha vinto il premio MoneyGram 2015 per l’imprenditoria immigrata.
Nappy girls (incrocio di Natural e Happy) è la community delle ragazze afroitaliane, “stufe di sottoporre a stirature chimiche e altri massacri i propri ricci, crespi, ribelli e apparentemente ingestibili. Ci chiamiamo afro-italian perchè siamo italiane, ma con i capelli afro”. Il negozio online recensisce i prodotti e spiega la routine quotidiana dei trattamenti, la pagina Facebook alterna consigli, tutorial e un vero e proprio vocabolario, oltre alle date dei Nappy tour. Con un messaggio che va molto oltre l’estetica:
“Essere una Nappy girl o boy parte dal cuore, dal momento in cui decidiamo di non nasconderci dietro a creme schiarenti o liscianti, per essere noi stessi, NOI STESSI, quando accettiamo quella percentuale fisica o caratteriale di Africa che c’è in noi”.
Ora, se sei la mamma di una bambina molto riccia, sai cosa devi fare: scegli una giornata buona a settimana – minimo tre orette – e lanci un paio di film appositamente registrati. La creatura guarda mentre tu spalmi, massaggi, tamponi (mai strapazzare i ricci!), spruzzi (mai affrontare un riccio asciutto!), districhi, arrotoli (twist, si chiamano). E pregusti il momento in qualcuno dirà: ma li hai fatti davvero tu?