Bologna, Biella, Siena e Savona: quattro province italiane che totalizzano la percentuale più elevata di aziende che vedono almeno una donna in un ruolo al vertice (ad, presidente, vicepresidente, membro del consiglio direttivo e altro ancora). Basta cliccare sulla provincia per vedere il confronto fra aziende “amiche delle donne” e il resto, ovvero aziende che evidentemente non hanno trovato alcun ruolo da affidare al genere femminile (e ci sarebbe da chiedersi come sia possibile). A Torino, per esempio, il 66% delle imprese non ha alcuna donna al top. Attenzione ai dati: le aziende con donne al vertice possono avere in altri ruoli, sempre dirigenziali, uno o più uomini; ecco perché abbiamo indicato in giallo la differenza.
Nell’elenco delle province meglio disposte per una leadership anche (non solo) femminile spiccano realtà del centro e del nord Italia. Al contrario, se andiamo a vedere i valori più bassi di donne al timone, si trovano molte province del Sud: la parità raggiunge i minimi a Foggia e Vibo Valentia, dove solo 24 aziende su 100 hanno il genere femminile al top (e dunque 76 aziende non hanno alcuna donna dirigente).
Curioso anche il risultato dell’analisi che parte dal ruolo maschile. A Bolzano, il 92% delle aziende ha almeno un uomo ai vertici. In questa classifica c’è molto Nordest: Trieste, Udine, Pordenone, Treviso, Vicenza e altre ancora. Dunque territori dove la presenza maschile fra i dirigenti è preponderante, a prescindere da quella femminile (in cariche diverse, uomini e donne possono coesistere nella stessa impresa). La percentuale di uomini al vertice scende dirigendosi verso Sud.
Stupisce che, in fondo, fra la provincia più avanzata (in termini di accesso alla carriera) che ha il 36% di aziende con almeno una donna al top, e quelle più arretrate (24%) non ci sia poi una enorme differenza: 12 per cento. Con una prima evidenza: le donne non raggiungono mai, mai, la metà degli organici ai vertici delle aziende, in alcun posto sul suolo italiano. Va anche sottolineato che il numero in sé nulla dice su quanto sia il peso delle donne in ogni singola azienda: il 36% bolognese, ad esempio, significa che il 36% di aziende di Bologna ha almeno una donna al top, ma potrebbe averne anche due o tre, come probabilmente succede in certi settori (si veda qui per i settori con maggiore presenza femminile). D’altra parte, è possibile che aziende catalogate con almeno una donna al top ne abbiano, appunto, solo una.
«Sulla scorta dei dati estratti da Atoka (software della startup SpazioDati) possiamo dire che le province con più aziende amiche delle donne sono province del centronord quali Bologna, Biella, Savona e Siena. Altre province “femministe” sono Arezzo, Cuneo, Lecco, Terni, anche queste tutte al centronord – spiega Gabriele Antonelli, presidente SpazioDati -. Questi dati un po’ sorprendono, sia in negativo che positivo. Senza dubbio bisogna aumentare la presenza femminile nelle “stanze dei bottoni”, ciò è senz’altro prioritario. Dall’altra parte vediamo che esiste un’Italia virtuosa, magari di cui si parla meno ma importantissima, dove sta maturando una nuova cultura aziendale. A parte Bologna, province come Siena o Lecco sono realtà più piccole di Milano, o Roma, eppure in quest’ambito primeggiano».