Posto fisso? Non c’è e i giovani si inventano il lavoro con le startup

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I giovani della Generazione Z, che comprende 1,4 milioni di ragazze e ragazzi dai 16 ai 22 anni in Italia, sperano di trovare un lavoro appassionante, di responsabilità e ricco di valori.Certo è sempre più difficile con un tasso di disoccupazione di nuovo in crescita per i giovani al al 31,6%, secondo le ultime rilevazioni di ottobre. Allora cosa resta da fare? Se il lavoro non c’è, i giovani cercano di crearselo. D’altra parte a guardare le loro aspirazioni, l’imprenditorialità sembre un desiderio respirato fin da piccoli: il 72% degli studenti vuole iniziare un proprio business e il 61% vuole diventare imprenditore prima o poi. Questi ragazzi sono alla ricerca di nuovi stimoli imprenditoriali e curiosi di scoprire e viaggiare anche all’interno del mondo professionale, che poi sia l’evoluzione naturale verso una maggiore libertà o sia una conseguenza indotta da un lavoro a tempo determinato che è diventato un miraggio, è difficile da capire ancora. Di certo i giovani sanno che le loro carriere, nel bene e nel male, non saranno simili a quelle dei loro genitori (posto fisso, stessa azienda, crescita verticale) quindi iniziano fin da giovani a costruirsi un percorso diverso.

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Ma per i giovani imprenditori gestire un’impresa può comportare molte complicazioni che rendono difficile svolgere anche le attività di base, come chiedere un prestito, districarsi nella burocrazia o essere seriamente presi in considerazione dai propri stakeholders. Il World Economic Forum ha stilato le barriere più frequenti che riscontrano i giovani quando vogliono realizzare le loro idee innovative. Innanzitutto ci sono molti stereotipi legati ai giovani per l’età, “è troppo piccolo per fare l’imprenditore” oppure “non ha competenze adatte” nonostante tanta voglia di fare e professionalità. Queste barriere limitano i ragazzi e le ragazze ad accreditarsi davanti ad istituti finanziari, fondi di investimento, istituzioni e altri interlocutori.

Ci sono anche degli errori che commettono i giovani a fronte di un’idea brillante e la voglia di realizzarla: non raccontarla a nessuno per paura che venga copiata e invece è importate testare il mercato prima di iniziare; assumere nella start up i migliori amici piuttosto che i migliori professionisti; fare micro-management invece di delegare. Eppure i vantaggi di essere giovani alla guida di una start up sono diversi: approccio tecnologico, capacità di innovazione e problem solving e sopratutto tendenza ad apprendere costantemente, anche dagli errori.

E se va male? Niente paura, la cultura del fallimento è alla base di ogni vero innovatore e le competenze che si acquisiscono in un’avventura imprenditoriale determinano un vantaggio competitivo in ogni CV.

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