Per il popolo è sempre rimasta la regina di cuori. Un soprannome che dimostra un affetto che non si è dissolto nel tempo e che anzi è cresciuto proprio in questi giorni in cui ricorre l’anniversario dei 20 anni dalla morte della principessa del Galles. Un anniversario doloroso soprattutto per i figli, i principi William e Henry, che di recente hanno ammesso le loro difficoltà a superare il trauma per la morte prematura della madre. Ma ad alimentarne il ricordo è anche la riedizione del libro di Andrew Morton, Diana her true story – In her own words, uscito per la prima volta nel 1992, e che ora torna in libreria con la trascrizione di ore e ore di confessioni che Diana stessa registrò nel 1991, e che donò all’autore con l’impegno di tenerle segrete. E i bene informati assicurano che i nuovi dettagli faranno luce sulla storia di questa giovane donna, forse troppo fragile, intrappolata in un matrimonio senza amore e trattata con diffidenza dalla Regina e dalla Famiglia Reale.
Una storia, quella della principessa Diana, che si svolge in un arco di tempo piuttosto breve: quello che intercorrente tra il suo fidanzamento con il Principe Carlo d’Inghilterra nel 1981 e la sua morte nel 1997. Un periodo breve e tuttavia ricco di cambiamenti cambiamenti sia emotivi che fisici, spesso annunciati (o preannunciati) da trasformazioni a livello di stile e immagine.
Facciamo qualche passo indietro. Era il 1980 quando il mondo conobbe per la prima volta questa ragazza poco più che adolescente, maestra d’asilo, dall’aria pudica e talvolta impacciata, che si vestiva con uno stile tutt’altro che principesco. Diana all’epoca indossava maglioncini con lo scolla a V, gonnelloni ampi, foulards Hermès, fiocchi, ruches e camicette a sbuffo. Ma anche di completi in tweed, calzettoni e giubbotti antivento. Era i cosiddetto sloane style: lo stile tipico dei giovani upper class che gravitavano intorno al quartiere londinese di Chelsea e che per distinguersi ostentavano nonchalance indossando anche in città i capi dei loro aristocratici weekend in campagna.
E infatti Diana nelle prime foto ufficiali a fianco del promesso sposo appariva proprio così: in tenuta sportiva, con ai piedi stivaloni in gomma e lo sguardo basso. In due parole: remissiva e conforme alla tradizione.
Diana subì però presto il fascino dell’esuberante moda anni ’80. Uno stile che si stava imponendo anche presso gli stilisti inglesi che per volere di Corte dovevano vestire la Principessa del Galles. E che per lei scelsero tailleur dalle spalline superimbottite, proporzioni XL, fusciacche, fiocchi esagerati e decorazioni vistose. Proporzioni esagerate che si riflettevano anche sul suo hairstyle: super-voluminoso, per bilanciare le dimensioni dei capi indossati. Gli anni ’80 sono, in generale, il periodo dell’abbigliamento ingombrante che spesso pareva stonare con la timidezza di Diana, il suo capo spesso inclinato e il suo continuo arrossire.
Il look della principessa cambiò decisamente con il progressivo allontanamento da Carlo (nel 1986 conducevano già vite separate), la frequentazione di amici artisti, musicisti e stilisti, e l’approssimarsi del minimalismo degli anni 90. Tutto ciò permise di far emergere in modo distinto la personalità (e anche il corpo) di questa bellissima donna, sportiva, dinamica, che non disdegnava nemmeno ballare in pubblico, come fece nel 1985 con John Travolta durante un Gala alla Casa Bianca. In quegli anni Diana apparì sempre più spesso in tenuta da fitness alla guida della sua auto, o a presenziare eventi mondani indossando abiti e tubini di famosi designer (come Lacroix o l’amico Gianni Versace), che ne definivano la silhouette e scoprivano ciò che sino ad allora era rimasto coperto, come il collo, le spalle e la schiena. Un corpo liberato dalla corazza di Corte, e libero di muoversi in modo pratico ed elegante, maturo e consapevole.
Un cambiamento che coinvolse anche i capelli. Addio quindi al caschetto arrotondato con ciuffo laterale dei tempi del matrimonio che era diventato iconico e imitatissimo tra le giovani dell’epoca. Negli anni 90 il suo hairstyle aveva perso costruzione e volume e si era trasformato in un corto, mosso e femminile, talvolta pettinato all’indietro con il gel. Segno di libertà e audacia. Fu questa la veloce trasformazione stilistica di Diana: dalla buffa ridondanza degli anni ’80 al glamour iperfemminile degli anni ’90.
Eppure qualcosa di lei non è mai cambiato: quello sguardo malinconico che spesso accentuava con la postura inclinata del capo. Era davvero timida o ne faceva una posa come ha sempre sostenuto qualcuno? Non lo sappiamo.
Di certo quando apparì in TV nella storica intervista del 1995 trasmessa dalla BBC in cui parlò apertamente delle difficoltà matrimoniali e dei tradimenti reciproci tra lei e Carlo, quello sguardo triste, accentuato dal kajal nero negli occhi, colpì e intenerì i cuori di chi la guardava. E tuttavia quell’intervista segnò anche il momento in cui nulla sarebbe stato più come prima. Dopo poche settimane, infatti, la Regina Elisabetta scrisse a Carlo e Diana intimando loro di divorziare al più presto. Il matrimonio venne sciolto nell’agosto 1996. Esattamente un anno prima della sua morte.