La decisione è presa. Con mio figlio, cinque anni, entro al cinema per vedere il film che, più di un corso di coding o di Mandarino, lo preparerà al futuro: Kung Fu Panda 3. A dirla tutta c’è anche il papà, essendo la nostra una famiglia piuttosto tradizionale, ma aperta. Infatti siamo qui, pronti a qualsiasi possibile domanda di un cinquenne su famiglie arcobaleno, maternità surrogata ed Elton John.
Perché, dopo la sobria critica di Mario Adinolfi “Kung Fu Panda fa il lavaggio del cervello gender ai bambini“, arrivare impreparati sarebbe da irresponsabili. E noi siamo temerari sì, ma non irresponsabili. Mi guardo intorno in sala a luci ancora accese e la prima notizia è che l’Italia è pronta alla rivoluzione dei costumi. Il cinema è pieno di bambini, piovono pop corn come coriandoli. A luci spente, la seconda notizia: il film si apre con una serie di scene di battaglia che neanche l’Isis, ma meglio bimbi foreign fighter che arcobaleno, vuoi mettere. La terza notizia, e qui chi non avesse visto il film e non volesse farsi rovinare la sorpresa farebbe meglio a smettere di leggere, è che i due papà di Po, il panda protagonista, non sono una coppia di fatto, non sono sposati civilmente, non sono andati in Canada. Insomma, sono un padre biologico e uno adottivo, per utilizzare un linguaggio già superato, uno è un panda, l’altro un’oca maschio, quali siano i ruoli è piuttosto intuitivo.
Ora, scampato il pericolo della curiosità infantile sulla teoria gender (ma quale?), la domanda che sorge spontanea a una spettatrice di mezza età è: che fine ha fatto la mamma di Po? Verso la metà del film arriva la risposta che già avrei dovuto sapere, perché come in ogni cartone animato che si rispetti la mamma scompare con un ultimo gesto che salva la vita al suo piccolo. Succede sempre così, lo sai fin da Bambi, e infatti lo risparmi a tuo figlio e guardi a film di nuova generazione, altro che Disney. Tipo Nemo, della Pixar. Peccato che alla terza scena la mamma venga divorata da un barracuda, lasciando a un vedovo un uovo da accudire. Punti sulla 20th Century Fox e scegli L’Era Glaciale e le avventure del buffo scoiattolo Scrat. E niente, si ride tutti, tranne la mamma, che muore quasi subito per sfinimento dopo essersi lanciata da una cascata, salvando il suo neonato dai predatori e affidandolo in extremis alle cure di un mammut e un bradipo. Su questa coppia, per inciso, nessuno ha avuto niente da dire. Insomma, più che delle domande su una famiglia con due papà, forse farei bene a preoccuparmi del fatto che Francesco, visto che sono viva e vegeta, si chieda se sono davvero sua mamma.