Perché fatichiamo a dormire e cosa sogniamo?

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I sogni son desideri? Non sempre. Il sonno e i sogni sono strumenti preziosi e ancora in parte misteriosi che ci parlano di noi, di come stiamo, di che momento stiamo vivendo, di come funziona la nostra mente. Fino ad arrivare ai sogni che sono porta verso l’inconscio, come ci ha insegnato Freud. Cosa è successo al nostro sonno – e ai nostri sogni – nell’anno appena concluso? Cosa ha significato la pandemia per le nostri notti e per la nostra attività onirica? E, soprattutto, quale può essere il nostro obiettivo per il 2021?

Come abbiamo dormito nell’anno della pandemia
Nel lockdown di primavera, quello della prima ondata, più rigido e che ci ha colti di sorpresa, gli studi hanno mostrato quanto il sonno abbia risentito delle difficoltà affrontate durante il giorno. Gli studi sono stati numerosi, in tutto il mondo, uno dei più citati tra quelli italiani mostra che il 57% dei partecipanti ha dichiarato di dormire male, il 32% ha detto di aver sofferto di elevati livelli di ansia, il 41,8% angoscia intensa mentre il 7,6% ha registrato i sintomi tipici del disturbo post traumatico da stress correlato al Covid-19. Studi simili sono stati condotti in tutto il mondo, portando a risultati analoghi (qui uno studio del Regno Unito, tra gli altri). A influire sulla qualità del sonno la paura di contagiare o di essere contagiati, che ha colpito in prevalenza i più giovani e le donne. Non solo: chi si è ammalato di Covid ha sofferto, tra le altre cose, anche di insonnia (è il secondo tra i disturbi collaterali riportati) e a quanto pare tra le conseguenze a medio termine, proprio l’insonnia sembra permanere nella sintomatologia di chi è convalescente e gli studi stanno cercando di appurare se si tratta di un effetto diretto legato alla malattia, di cui ancora molti aspetti sono ignoti, o – come ritenuto finora – una conseguenza dello stato ansioso provocato dal contagio.

Insonnia: a rischio soprattutto le donne
Ritmi interrotti, stili di vita stravolti, preoccupazione per se stessi e per i propri cari, stato di allerta ed emergenza costanti: tutto questo ha contribuito all’aumento dei disturbi del sonno e al rischio, concreto, che questi disturbi diventino permanenti. Un altro ampio studio condotto in Italia su oltre 6mila persone, oltre a confermare gli effetti negativi della pandemia sul sonno e sul benessere psicologico per le persone intervistate, ha messo in evidenza che gli effetti sul sonno sono prevalenti nelle donne, come d’altra parte evidenziato da numerose ricerche realizzate anche in passato in occasione di eventi traumatici. Essere di sesso femminile, quindi, rappresenta secondo lo studio uno dei fattori di rischio (79,9%) per i possibili disturbi del sonno, con le conseguenze pesanti che sono ormai note, sia dal punto di vista fisico che psichico, non ultime le difficoltà crescenti di concentrazione, aumento dei livelli di ansia, stress, aumento dei rischi di malessere psicologico e di esposizione a depressione e disordini mentali.

L’epidemia degli incubi da coronavirus
Sul fronte dell’attività onirica, quello che è successo nella fase acuta del lockdown è stato che le ansie da contagio, le paure di ammalarsi o di contagiare, le immagini drammatiche degli ospedali e dei morti hanno popolato le nostre notti. Secondo uno studio finlandese realizzato su 800 persone che hanno donato i loro sogni alla ricerca, oltre la metà degli incubi (il 55%) nei mesi passati hanno infatti avuto come protagonista  il Covid e i suoi effetti sulle nostre vite. I sogni sono stati studiati sulla base delle parole contenute e, tra quelli classificati come incubi la presenza del Covid è segnalata nella ricorrenza di temi e parole legati al Covid nei sogni di persone tra loro del tutto estranee. I ricercatori hanno esaminato anche il livello di stress tra i partecipanti e hanno registrato un notevole livello di condizioni di stress e di difficoltà nell’addormentarsi.

Nasce il database italiano dei sogni
Studi come quello finlandese sono importanti per capire cosa si muove sotto la superficie di ognuno di noi e, di conseguenza, qual è lo stato di salute mentale di intere popolazioni. In questa direzione, un giovane ricercatore in neuroscienze della Scuola Imt di Lucca, Giulio Bernardi, ha recentemente ottenuto un finanziamento da 33mila euro in tre anni, assegnato dalla portoghese Bial, per la creazione di un database italiano dei sogni. Il progetto, “Mentation report analysis across distinct states of consciousness: a linguistic approach”, in collaborazione con l’Università di Camerino (Macerata), raccoglierà in maniera sistematica e standardizzata dati su sonno e sogni della popolazione italiana, su un campione di uomini e donne fra i 18 e i 65 anni. “L’idea del progetto – ci spiega Bernardi – è quella di raccogliere una grande quantità di sogni da persone sane e in salute per costruire un database che faccia da riferimento in futuro per studiare alterazioni patologiche o altre situazioni legate alla salute mentale. O, anche, quelle situazioni che si possono associare a terremoti o pandemia”, come in questo caso.

Al lavoro un team dell’Università di Camerino
I sogni saranno raccolti con una sorta di diario che utilizzerà una app di raccolta (allo studio dal team dell’Università di Camerino) e si potrà poi scegliere “se donare i propri sogni alla ricerca”. Anche in questo caso saranno utilizzati “i big data del linguaggio per studiare i sogni in maniera oggettiva e automatica”. Il sogno, quindi, analizzato da un punto di vista neurologico e fisiologico, che si collega poi direttamente a quello psicologico. Per capire la portata e l’importanza di questi studi, basta pensare che “diverse ricerche hanno mostrato per esempio che persone diventare cieche potevano continuare a vedere nei sogni, persone sorde dalla nascita nei sogni possono comunicare, parlare ed essere comprese. I sogni, a volte, possono alterarsi prima che si manifesti una patologia come accade con il Parkinson, che prima della comparsa si associa a un disturbo del sonno in fase Rem e a sogni violenti, con animali feroci. In questi sogni le persone combattono con gli animali e agiscono i loro sogni”. Studiare i sogni, quindi, per tenere alta l’attenzione sulla salute mentale, messa a dura prova dalla pandemia.

I sogni al museo, come opere d’arte
A raccogliere i sogni sarà anche un bel progetto promosso dal Museum of Dreams, un hub virtuale di ricerca partito dalla Western University, in Canada, dedicato proprio alla vita onirica. Il progetto, insieme al Museum of London, si chiama Guardians of Sleep, e punta a raccogliere le testimonianze dei sogni fatti dai londinesi durante la pandemia e il lockdown. L’obiettivo è, ne prossimi mesi, far incontrare (virtualmente) studenti, studiosi, ricercatori e sognatori di tutto il mondo, condividere  i sogni. Per chi vorrà, i sogni entreranno a far parte della collezione permanente, come delle vere e proprie opere d’arte.