Lavoro, dallo shadowing al data girls per le neo laureate in cerca di impiego

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I dati sul gender gap tra uomini e donne nel mondo del lavoro, parlano chiaro. Basti guardare ad esempio alle classifiche del Global Gender Gap Report 2018 del World Economic Forum: sui 147 paesi che ne fanno parte, l’Italia è solo al settantesimo posto, con un voto appena sopra la media: è in coda alle grandi economie Ue, appena sopra la Grecia (78°), distante da Francia (12°), Germania (14°), Svizzera (20°) e Spagna (29°). Certamente la situazione è in miglioramento (nel 2017 l’Italia era al 82esimo posto), certamente nel nostro Paese la situazione, ad esempio, nei cda delle aziende, grazie alla legge Golfo-Mosca che impone le quote rosa, è migliore che in altri. Ma tutto ciò non basta.

Il World Economic Forum stima che occorreranno altri 62 ‘giorni della donna’ prima di raggiungere la parità di genere nell’Europa Occidentale e 165 in Nord America. Se ci soffermiamo sulla disparità retributiva, ovvero il gender pay gap, le donne in media, considerando solo le retribuzioni orarie full time, secondo recenti dati Ocse, scontano uno svantaggio del 5,6% rispetto agli uomini. Contato il part time, che spesso le donne scelgono con l’arrivo della maternità, la percentuale sarebbe sicuramente piu’ alta. Ma che vuol dire oggi per una venticinquenne dal curriculum competitivo, appena affacciatasi al mondo del lavoro, confrontarsi con i problemi e le paure legate al gender gap?

Ce lo spiega Flavia Berruti, classe 1994, una laurea all’Università La Sapienza in comunicazione pubblica e di impresa, un master alla Luiss Business School, oggi alla prova del suo primo contratto di lavoro. Flavia, boccoli biondi e grandi occhi, è una millennial appassionata di social network, il suo profilo Instagram conta 21,5mila follower. Alla pari delle altre ragazze della sua età, si interroga sul suo percorso lavorativo in un panorama aziendale dove alle giovani donne, in occasione del colloquio per l’assunzione, può ancora capitare una domanda sul desiderio o meno di metter su famiglia.

Alla Luiss Business School, Flavia Berruti ha partecipato al progetto Grow, Generating real opportunities for women, allo scopo di acquisire gli strumenti adatti per inserirsi e andare avanti nel mondo del lavoro, senza autolimitarsi o cedere a stereotipi. “Nel corso della nostra esperienza alla Business School – racconta Flavia Berrutti che oggi lavora nel settore marketing di Luxvide – ci siamo confrontate con  molte donne manager, che ci hanno raccontato le loro storie,  le difficoltà incontrate nella loro carriera rispetto ai colleghi uomini che a volte venivano preferiti. Noi abbiamo potuto così mostrare loro le nostre paure, le nostre incertezze”.

Il progetto Grow è nato per promuovere e sostenere l’empowerment delle studentesse, offrendo loro opportunità pari a quelle degli uomini. Si compone da più attività: c’è lo shadowing, che offre alle studentesse la possibilità di fare ‘da ombra’ a un manager o una manager in posizione apicale nel corso di una giornata, seguendolo in tutti i suoi processi decisionali; il data girls, che nasce per aiutare le studentesse a cogliere tutte le opportunità di crescita personale e professionale, offerte dalla gestione dei dati e dal mondo digitale, con l’obiettivo di incrementare la presenza femminile in un settore in fortissima crescita, ma che registra un forte gap tra domanda e offerta. Una terza parte del progetto Grow è chiamata Fast, acronimo per Financing and supporting talents, che ha l’obiettivo di sostenere lo sviluppo personale e professionale della studentesse. La quarta, denominata Grow Talk, è invece un appuntamento dedicato al corporate advisory board del progetto e ai partner corporate della Scuola. Si tratta di un momento di incontro per riflettere e approfondire temi come la leadership al femminile, il gender balance e il female talent leverage.

Avere pari opportunità con i colleghi maschi, per una ragazza di quasi 25 anni, non significa avere percorsi riservati alle donne, in una sorta di area protetta rispetto a quella frequentata dagli uomini. “Un aspetto molto importante del progetto – racconta Flavia – riguarda la possibilità anche per gli studenti maschi di partecipare alla sezione Data girl al fine di non enfatizzare la ricerca di un ruolo per la donna, non creare team femminili che facciano squadra, ma cercare di trovare una coesione tra maschi e femmine ed evitare così che ci sia  bisogno di dover parlare di ruolo femminile o maschile” in azienda.

Oggi Flavia lavora nel settore marketing di Luxvide, associazione di produzione televisiva e cinematografica. Nel suo lavoro, della sua esperienza in Grow, ha portato “la capacità di lavorare in squadra, di relazionarsi con gli altri, di ascoltare il parere di tutti, e di porsi nel modo giusto quando si vuole esprimere un’opinione discordante”.

Al mondo delle aziende in genere chiede una sempre maggiore sensibilizzazione  riguardo alle esigenze di parità di genere: “E’ vero che una donna può fare più paura di un uomo perché un domani può aver voglia di metter su famiglia, cosa che viene vista come un limite. Moltissime donne mi hanno raccontato di aver trovato dei muri, dei limiti rispetto a posizioni manageriali, legati solo alla differenza di sesso. Nella realtà poi le donne in posizioni apicali dimostrano di avere le carte in regola per qualsiasi posizione”.

E per il futuro? Flavia, come tutti i suoi coetanei, desidera di fare carriera. “Ma soprattutto – conclude – mi auguro di trovarmi  a lavorare in un ambiente sereno che mi permetta di esprimere la mia opinione senza trovarsi di fronte a limiti basati non su competenze reali ma su credenze o stereotipi”. E sarebbe già un gran risultato.