Power up, vita e carriera delle donne nella Silicon Valley

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Le voci fuori dal coro sono sempre stimolanti. In particolare quando esprimono messaggi positivi. E’ questo il caso del libro Power Up, scritto da Magdalena Yesil con la prefazione di Marc Benioff, fondatore e CEO di Salesforce. Magdalena fu il primo investitore a mettere soldi (suoi) in un’idea, che diventerà poi Salesforce, quando nessuno ancora ci credeva. Magdalena fu anche la prima donna nel board di Salesforce quando fece l’IPO. Armena turca, prima persona della sua famiglia ad andare all’università, si laureò a Stanford in Ingegneria Elettronica. Executive, startupper, founder, venture capitalist, angel investors, mamma, moglie e donna straordinaria. Con questo libro diventa anche autrice per la prima volta.

In un periodo in cui la voce delle donne si è fatta (giustamente) sentire soprattutto per protestare contro gli abusi (#metoo), la mancanza di pari opportunità , la discriminazione di genere (i.e. Ellen Pao e il caso che ha person contro “il” venture Capital Kleiner Perkins) e la disparità nei salari, il libro Power Up racconta la storia di una donna di successo (molto successo) e di grande umiltà che partita da un paesino della Turchia ha rotto il soffitto di cristallo della Silicon Valley, senza rinunciare a essere donna e madre.

Il libro è un fantastico manuale di come donne brillanti vincono nella new economy.
Dopo avere letto dei “Paper cuts” di Ellen Pao ed essere rimasta di pietra leggendo il blog di Susan Fowler, leggere il libro di Magdalena Yesil è una iniezione di positività.
La storia di Magdalena non è facile, ma il suo essere un outsider fin dall’inizio (Armena in Turchia, immigrata negli USA, donna nel modo high-tech e VC dominato dagli uomini) l’ha resa capace di vedere gli ostacoli e di aggirarli per raggiungere il successo senza sacrificare il suo lato umano, femminile e materno.

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Il tema dominante del libro è la capacità di non fermarsi o rompersi davanti agli ostacoli, ma di aggirarli come acqua che scivola aggirando gli ostacoli. La metafora si basa su un rituale di buona fortuna del suo Paese di origine, dove, quando una persona parte per un viaggio o una nuova avventura, la famiglia e gli amici rovesciano secchi d’acqua sulla strada dietro al suo passaggio, a simboleggiare la capacita’ di scorrere verso la meta e aggirare gli ostacoli come l’acqua.

Magdalena basa il libro sulla sua esperienza e l’esperienza di altra 27 donne di successo della Silicon Valley. Il libro tocca tutti i temi più spinosi di fare carriera come donna: discriminazione, sexual harassment, maternità, co-parenting, mentorship, accesso alle opportunità . Per ogni tema propone una formula non banale ed efficace di come “power up” e arrivare al successo.

La storia è appassionante. Riporta episodi curiosi e divertenti della vita di Magdalena, come l’avere rifiutato ben due volte una proposta di lavoro da Steve Jobs; avere fondato la sua prima startup dopo avere avuto il primo figlio e non trovando ovvio tornare a una posizione di pari responsabilità in azienda; non perdere focus e determinaziona quando Salesforce non riusciva a raccogliere un dollaro di finanziamento dai venture capitalist che, quasi all’unisono, dicevano a lei e Marc Benioff che nessuna azienda avrebbe mai accettato di mettere le informazioni più preziose, i dati sui propri clienti, in cloud; o quando Magdalena presa nella discussione di un deal continua a seguire i colleghi e si rende conto di averli seguiti fin dentro i bagni solo quando vede gli urinali al muro.

E’ un libro all’insegna “win not whine”. Scritto con humor e approccio pragmatico, che consegna nelle mani del lettore pratiche indicazioni di come superare gli ostacoli senza rinunciare ad essere se stessi.

Ellen Pao (autrice di Reset) e Magdalena (autrice di Power Up) sono due donne straordinarie che hanno cambiato la cultura della Silicon Valley. Conosco personalmente entrambe. E conosco i loro figli. Ellen Pao è mia vicina di casa, con una figlia di età vicina a quella di mia figlia. Magdalena è un’amica da molti anni, da cui ho imparato moltissimo. Ci siamo conosciute quasi venti anni fa, quando eravamo entrambe venture capitalist e sedevamo nel board di Minerva Networks. Lei partner a USVP, io a MyQube. Lei già executive, founder e venture capitalist di successo. Io alle prime armi. Da allora non ci siamo mai perse di vista e Magdalena è diventata un role model nella mia vita, personale e professionale.

Magdalena è un’eccellente cuoca e una provetta velista. E’ una delle sharpest mind che io abbia mai incontrato. Ha un business sense acuto e tagliente. Una mente veloce associata ad un modo di fare affabile e gentile. E’ stata una delle primissime persone a venirmi a trovare in ospedale quando è nata mia figlia Athena (e a tornare a trovarmi il giorno dopo con suo marito in ospedale il giorno dopo perché “la nascita di un bambino si deve celebrare”). Ed è stata una delle prime persone a organizzarmi un fund raising pitch quando ho fondato la mia startup in intelligenza artificiale.

Il suo libro è una onesta e veritiera testimonianza della sua vita. Una conferma che si può non rinunciare ad essere donna e ad avere successo. Ma è anche un reminder che i cliché che abbiamo a disposizione non funzionano e spesso ci auto-limitano. Conoscendo entrambe Ellen e Magdalena, posso dire che il prezzo che Ellen Pao ha pagato nel confrontarsi con il soffitto di cristallo della Silicon Valley è senza dubbio molto, molto più alto di quello pagato da Magdalena. E nel suo libro Power Up, Magdalena consegna alcuni insight su come cercare di non farsi tagliare quando si rompe il soffitto di cristallo.

Un libro che ogni donna impegnata o interessata a confrontarsi con ambiziose sfide professionali dovrebbe leggere, ma soprattutto un libro che ogni padre dovrebbe leggere, iniziando dalla fine, dal capitol in cui Magdalena ringrazia suo padre. Un libro fondamentale per ogni manager per capire come gestire la diversity e come farne tesoro. Power Up offre non solo pratici consigli, ma anche una sana e positive prospettiva su come non perdere troppo tempo a farci condizionare dagli stereotipi e invece focalizzarci sui risultati che sono importanti per noi e rilevanti per la comunità a cui ci rivolgiamo. E non lo dico perché Magdale è un’amica. Lo penso davvero.