#Duedidue: quando lui ha dodici anni meno di te

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#Duedidue è l’hashtag che Alley Oop ha scelto per il mese di febbraio perché Due sono gli anni appena festeggiati dal nostro blog e Due sono anche gli elementi che rendono forte questo “laboratorio di idee”: gli autori e i lettori. E leggendo i commenti che i lettori mi scrivono mi sono resa conto che nella vita professionale di tutti c’è un #Duedidue che fa la differenza: la metro che ti porta al lavoro in orario, il libro avvincente, la musica, il collega collaborativo, il capo che sa ispirare. E allora mi sono chiesta anche io, chi è il mio #Duedidue di Febbraio?

E’ un uomo, è più giovane di me di circa 12 anni, ha una laurea al Politecnico di Milano e una dote rara: sa ascoltare. Per questo ed altro ancora, volente o nolente, Ivano è diventano il mio Mentor. Nella formula classica del mentoring, è il mentor a guidare il mentee ed è il mentee a ricalcare le orme del mentor. Tuttavia le forme più innovative del mentoring prevedono una parte molto più proattiva del mentee, perché in qualche modo si è capovolta la direzione di apprendimento diventando anche bi-direzionale. Ed è questo il caso del reverse mentoring o peer mentoring.

Il reverse mentoring è quindi una relazione di apprendimento in cui la persona più giovane insegna a quella più senior, tipicamente l’attitudine digitale e l’utilizzo dei social media. Viceversa anche la persona più senior è parte attiva dell’apprendimento soprattutto nell’indirizzare ad una lettura più consapevole del contesto lavorativo e della carriera.

Così, davanti ad una colazione, abbiamo iniziato una relazione di mentoring che ha un duplice obiettivo: nel mio caso scoprire Instagram, nel suo caso iniziare a disegnare un percorso di carriera. Prima di intraprendere il percorso siamo stati aiutati da una coach che ci ha portato a conoscerci un po’ meglio grazie alla compilazione di un questionario. Nel nostro primo incontro abbiamo iniziato a raccontarci le paure (Instagram è per giovani, io non imparerò mai ad utilizzarlo, sono solo immagini, come faccio a comunicare…), le sfide che vogliamo raggiungere (comunicare con le immagini, con personalità e in linea con la mia identità,…), la nostra motivazione più profonda e soprattutto abbiamo fatto un piano molto concreto suddiviso per incontri.

Nel secondo incontro ci siamo dati come obiettivo di identificare dei role model, persone che ci ispirano e che possono essere più o meno vicine. Su Instagram ho trovato due esempi che mi piacciono molto: sono due attrici, una straniera e l’altra italiana, molto impegnate nel sociale che comunicano attraverso le foto dei messaggi di altissimo valore. Il mio mentor ha anche lui identificato la sua role model, è stata una grande donna che ha diretto un mensile di moda molto importante che ha trasformato il modo di fare comunicazione nel fashion system. Nel lungo termine ci siamo dati come obiettivo di guardare queste tre donne come modelli di riferimento quando ci capiterà di perdere la bussola.

Il terzo incontro è stato più concreto: il mio Mentor mi ha aiutato a trovare un tipo di immagine che possa rappresentare i contenuti che voglio esprimere e mi ha dato sicurezza nel rendere pubblico il profilo. Lui invece ha iniziato a disegnare i suoi prossimi passi per una brillante carriera. Prevediamo di terminare il nostro percorso con sei incontri lasciandoci aperte tante possibilità di collaborazioni future.

Connettere le generazioni è uno strumento molto potente: nelle organizzazioni più tradizionali la Generazione X deve gestire la Y e la generazione Y deve adattarsi. Se le generazioni iniziano a conoscersi meglio e capire i bisogni reciproci potranno collaborare molto più efficacemente superando anche le logiche gerarchiche standard.