Quei 63 milioni di donne indiane che mancano all’appello

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63 milioni sono più o meno gli abitanti dell’Italia. E 63 milioni sono anche le donne che mancano all’appello in India. Secondo il rapporto annuale sullo stato dell’arte dell’economia nazionale del governo di New Delhi, pubblicato lunedì, sta scritto nero su bianco che in India ogni mille uomini ci sono 943 donne soltanto. È come se una popolazione di donne grande quanto l’Italia non avesse mai visto la luce. Colpa degli aborti selettivi, che sono vietati di diritto ma praticati di fatto, dicono le autorità. Talmente preoccupate dal fenomeno che hanno scelto il colore rosa per la copertina del rapporto annuale sull’economia, e hanno dedicato alle donne un intero capitolo dello studio intitolandolo #MeToo, in omaggio all’onda femminista che di questi tempi sta andando per la maggiore in giro per il mondo.

21 milioni invece sono gli abitanti della Romania. Tanti quanti quanti le ragazze che in India vengono trascurate – niente risorse economiche, niente diritto allo studio – perché le loro famiglie d’origine preferiscono concentrare i pochi averi a disposizione sulla formazione e la crescita dei figli maschi. Un esercito di 21 milioni di donne indesiderate: a differenza delle bambine mai nate, loro hanno visto la luce, ma in compenso devono pagare lo scotto di un percorso tutto in salita.

Le donne in India non hanno diritti di proprietà, l’eredità passa dal padre al figlio maschio soltanto, e se vogliono sposarsi devono pagare una dote ai parenti del futuro marito.  In India solo il 24% delle donne ha un impiego, una ogni quattro, e due terzi delle fanciulle diplomate al college resta comunque lontana dal mondo del lavoro. Nel Paese con il record mondiale della crescita del Pil c’è una fetta enorme della popolazione che è completamente tagliata fuori dall’economia. Il 47% delle giovani non fa uso di nessuno strumento di contraccezione.

I ministri del governo di Narendra Modi si dicono intenzionati a intervenire concretamente per incominciare a colmare un gender gap che vede l’India al 108esimo posto nella classifica mondiale della parità uomo-donna del World Economic Forum. Peccato però che lunedì, nello stesso giorno in cui veniva reso pubblico il report, le autorità religiose islamiche della città di Lucknow – in India il 15% della popolazione è musulmana e a Lucknow la percentuale è superiore alla media – hanno dichiarato che la presenza delle donne alle partite di calcio è haram. È peccato. “Non devono guardare gli uomini che giocano con le ginocchia scoperte”, sostengono gli imam. Soltanto pochi giorni prima l’Arabia Saudita, a oggi 138esima nella classifica del gender gap, aveva autorizzato per la prima volta tre stadi del Paese ad accettare le donne fra gli spettatori. Che nel 2018, nonostante i buoni propositi, l’India rischi di scivolare più in basso?

  • Parinder Kumar |

    Dire che le donne non hanno il diritto di proprietà in india è un’ affermazione falsa. Io sono un indiano che abita in Italia e tutte le proprietà che abbiamo in India(casa e terreni) sono intestate a mia madre.
    La dote di cui si parla, dove la famiglia della sposa deve pagare lo sposo, è un’usanza praticata soltanto in zone sperdute e tra persone poco colte, persone ancora con una mentalità vecchia, che dal mio punto di vista è sbagliata.

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