#GiornatadellaMemoria: Etty Hillesum e la forza della vita in un campo di prigionia

«Ma cosa credete? – aveva esclamato Etty – credete che io non veda il filo spinato, non veda il dominio della morte? Li vedo. Ma vedo anche uno spicchio di cielo. E questo spicchio di cielo, ce l’ho nel cuore. E in questo spicchio di cielo che ho nel cuore, io vedo la libertà e la bellezza». Era il 23 maggio 1943. Etty è Etty – Esther – Hillesum, forse la voce più importante che ha provato a raccontare l’Olocausto, dopo quella di Anna Frank. Come quest’ultima, anche la Hillesum scrisse un diario ad Amsterdam, un resoconto dettagliato di eventi, storie e vicende che vanno dal 1941 al 1942 e un epistolario.

Questo libro di Edgarda Ferri ricompone gli elementi della sua vicenda personale – e pubblica allo stesso tempo – aiutando il lettore a capire questo personaggio così insolito, cogliendo dettagli e sottolineature di grande delicatezza e profondità.

hillesumFiglia di genitori ebrei, il padre docente di lettere classiche, la madre, russa, scappata in Olanda per salvarsi da un pogrom, Etty è una giovane donna ebrea, non osservante, smaniosa eppure sensibile, giocosa, intelligente, fremente di trovare un suo posto nel mondo. E’ colta, frequenta salotti di artisti e intellettuali, ed è appassionata delle poesie di Rilke e di letteratura russa. Cerca l’amore, in particolare vivendo una stagione intensa con un ebreo tedesco Spier. L’irrequietezza le deriva anche da due genitori perennemente in conflitto, diversissimi, persi nelle loro innocenti stranezze quotidiane: «Mi toccherà scappare un’altra volta – strepitava e piangeva la madre Riva – ieri i russi, oggi i nazisti… Con una scusa o con l’altra, a noi ebrei, non ci vuole nessuno. Perché?». Chiuso nell’eburnea corazza dell’aoristo imperfetto dell’amato Tucidide, il laconico professore rispondeva inevitabilmente «Perché siamo ebrei».

Eppure il libro della Ferri non poteva avere un titolo più adatto a descrivere questa donna straordinaria che non si è arresa alla brutalità della persecuzione e dello sterminio pianificato a tavolino. Il suo cuore è sì un gomitolo aggrovigliato, di cui riesce gradualmente a dipanare la matassa, ma anche un vulcano pronto ad esplodere nel pieno del suo vigore donandosi agli altri – al suo popolo – senza retrocedere di un passo.

etty-hillesum2Le sue parole sono una sferzata di vita, un raggio di sole nel gelo del campo di concentramento e nella follia incomprensibile dello sterminio. Dalla sua condizione apparentemente privilegiata  – lavorava come dattilografa al Consiglio Ebraico – scelse di lavorare come assistente sociale nel campo di transito di Westerbork, in Olanda, dove la prigionia abbrutiva gli stessi ebrei che spesso non riuscivano nemmeno ad essere solidali tra loro.

«L’odio per i tedeschi fa parte, oramai, della nostra conversazione quotidiana,” aveva detto a Spier. “Non fa parte del mio carattere, però mi ha contagiata. Odio Käthe, la cui unica colpa è quella di essere tedesca. Ma questo odio indifferenziato mi sta avvelenando l’anima (…).Voglio essere libera di pensare che, se anche rimarrà un solo tedesco innocente, io non avrò più il diritto di riversare il mio odio su un popolo intero».

etty-hillesum3Dopo alcuni mesi di andirivieni dal campo ad Amsterdam, con infinito coraggio e sovrumana resistenza agli orrori di una persecuzione che nessuna logica umana poteva (e può tuttora) comprendere, decise di salire sul treno per Auschwitz da cui non fece più ritorno, convinta di trovare nell’aiuto e nella prossimità agli altri la sua ragion d’essere e il bandolo di quella matassa aggrovigliata che era il suo cuore.

La voce di Etty mette in luce uno spaccato importante nel racconto della Shoah, da non perdere e da approfondire.

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foto-edgarda-ferriEdgarda Ferri, scrittrice, saggista, giornalista, ha all’attivo numerose biografie, tra cui quelle di grandi donne come Maria Teresa d’Austria, Giovanna la Pazza, Caterina da Siena, Letizia Bonaparte, Matilde di Canossa, Eloisa, Flavia Giulia Elena, di artisti come Piero della Francesca, di condottieri e architetti come Vespasiano Gonzaga. Si è occupata di storia contemporanea in L’alba che aspettavamo e Uno dei tanti. Ha pubblicato inoltre Klimt, le donne, l’arte, gli amoriIl cuoco e i suoi re e Guanti bianchi.

Un gomitolo aggrovigliato è il mio cuore. Vita di Etty Hillesum

Edgarda Ferri – La Nave di Teseo, 2017,  € 16,00