Donne e politica: l’Italia come Ecuador, Algeria e Camerun

Al parlamento di Teheran

Al parlamento di Teheran

 C’è una curva, quella del Global gender gap political empowerment index – l’indice che misura il tasso di partecipazione politica delle donne nel mondo – che tra il 2006 e il 2016 faticosamente sì, ma cresce. Poi, all’improvviso, la stessa curva bruscamente si arresta e guarda verso il basso. E questo avviene proprio in corrispondenza del 2017: un anno dal magro bottino, per le donne in politica.

La media calcolata dall’ultima edizione di Women in Politics dice che nel mondo solo il 23,3% dei leader politici mondiali sono donne. Virtualmente, una ogni quattro. Detto questo, le differenze sono abissali. Primi in classifica, i più fair, sono due insospettabili: Rwanda e Bulgaria, rispettivamente il Paese con più donne parlamentari (il 61%) e quello con più donne ministre (il 51,9%) al mondo. Sopra la soglia della parità, con oltre il 50% di donne sui sedili che contano, i Paesi si contano sulle dita di una mano: per quanto riguarda le parlamentari, oltre al Rwanda, supera la metà soltanto la Bolivia; va un po’ meglio alle ministre, con Francia, Nicaragua, Svezia, Canada e Slovenia che godono della parità nelle responsabilità di governo.

Gli Stati Uniti campioni dei diritti, difensori delle donne? Sono solo al 104esimo posto. La nostra Italia? Trentaseiesima per donne ministre (il 27,8% del totale, almeno in questa legislatura che volge al termine), 43esima per parlamentari (alla Camera le donne sono il 31%, al Senato qualcosa meno, circa il 28%).  Nel mondo, ci posizioniamo all’altezza di Panama e dell’Ecuador, dell’Algeria e del Camerun. E meno male che abbiamo una legge sulle quote rosa, sennò chissà a quale bassezza della classifica ci troveremmo. Le maglie nere vanno all’Azerbaijian, dove non c’è nemmeno una donna al governo, e al Qatar, dove al parlamento siedono rigorosamente solo uomini.

Fosse poi soltanto una questione di numeri. E invece è anche una questione di prestigio. Un ministro è sempre un ministro, non voglio dire che ce ne sono alcuni che contano più di altri. Però ci sono ministeri che pesano di più, perché sono quelli che hanno in mano i cordoni della borsa e perché impattano di più sulla vita dei cittadini. Come il ministero dell’Economia, oppure quello delle Finanze. Ebbene: su 1237 ministeri che nel mondo sono in mano alle donne – e già, lo ricordiamo, si tratta di un quarto di quelli guidati dagli uomini – i dicasteri dello Sviluppo economico sono solo 19 e quelli della Finanza soltanto 20. Le ministre sembrano più adatte a occuparsi di Ambiente (108 ministre donne oggi nel mondo), di Affari sociali (102), di Famiglia (98), tanto per cambiare. Vogliamo parlare dei capi di stato? Undici le donne su 152, poco più del 7%. E ancora meno sono i primi ministri, anzi le prime ministre: il 5,7%, con buona pace di Angela Merkel e Theresa May sempre più sole (e sempre meno al comando).

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