Dalla chat al gruppo di ‘auto-aiuto’: le donne sarde unite contro il tumore al seno

palloncino-rosaTutto è cominciato con una chat, come quelle chat che proliferano per mettere in contatto il gruppo delle mamme dell’asilo, il gruppo del calcetto, il gruppo delle amiche del liceo o delle amanti delle scarpe tacco 12. Solo che nel caso di Susy Mura, una donna di Oristano e delle sue amiche sarde, la chat è nata per condividere consigli, sensazioni, emozioni sulla loro comune esperienza di operate di tumore al seno, il più diffuso fra le donne con un’incidenza del 29% secondo le statistiche Airc. Dalla chat è nato un gruppo, chiamato ‘Le belle donne’, che Susy Mura,  definisce “di auto-aiuto” e che riunisce quasi un centinaio di donne provenienti da tutta la Sardegna, accumunate dal fatto di aver sofferto o soffrire della stessa patologia. In aggiunta è stato creato un gruppo Facebook chiuso, al quale sono ormai iscritte donne di tutta Italia. Il 21 aprile scorso ‘Le belle donne’ ha anche organizzato un convegno in Sardegna, ospitando, oltre a tanti medici sardi, anche Pietro Caldarella, vicedirettore alla divisione senologia dello Ieo, l’Istituto europeo di oncologia fondato da Umberto Veronesi. “Iniziative come quella di Oristano – commenta Caldarella – vanno a tutto vantaggio delle pazienti con diagnosi di carcinoma mammario perché confrontandosi tra loro si sentono confortate”.

“Il nostro gruppo – spiega Susy Mura – ha come obiettivo quello soprattutto di dare un aiuto psicologico alle donne che si trovano nelle stesse difficoltà. Quando qualcuna di noi sta male cerchiamo di farle ritrovare il sorriso, magari con qualche battuta sulla chat. Oppure, quando c’è bisogno, andiamo a trovarla a casa. Personalmente spesso accompagno le altre donne nei loro spostamenti per accedere alle cure migliori. E, qualora non possano permettersi i viaggi fuori dalla Sardegna, mi riferisco a tre casi particolari, il gruppo le ha anche aiutate economicamente. Per il momento abbiamo fatto così”.

La scelta del nome ‘Le belle donne’ è simbolico. “Abbiamo deciso di chiamarci così – spiega Susy Mura – perché, nonostante la malattia possa aver deturpato la nostra bellezza esteriore,  non è riuscita a ledere la nostra bellezza interiore di donne. Abbiamo anche un logo ispirato alla madre mediterranea di Cuccuru is arrius, reperto archeologico con le mani che proteggono, simbolo della fertilità e della rinascita delle donne. Per creare il logo abbiamo tolto un seno all’immagine della Dea madre. Vogliamo cioè rappresentare che, anche senza un seno, la Dea madre non perde la sua divinità. Non cambia cioè il suo essere donna, e non cambia l’idea di rinascita che simboleggia”. Prossima tappa per ‘Le belle donne’ sarà quella di dar vita un’associazione vera e propria.

  • Angela Pulcrano |

    Credo di avere una neoplasia capsulare vorrei un confronto

  • Filomena |

    Davvero un grande aiuto x chi si sente sola

  • Stefania |

    Vorrei far parte del vostro gruppo

  • Antonietta sedda |

    Bella iniziativa! Voglio parte.

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