Sono stufa di perdere 854 a 50

Il premio Nobel per la Chimica, Frances Arnold

Il premio Nobel per la Chimica, Frances Arnold

Non gioco alla PlayStation, e non sto parlando nemmeno delle carte. Però non mi piace perdere. E 854 a 50 è quasi cappotto. 854 è il numero dei premi Nobel assegnati a uomini dal 1901 a l’altro ieri, 50 il numero delle donne. I conti li ha fatti Statista e i suoi numeri sono stati ripresi da un articolo del World Economic Forum. Avremo anche applaudito, all’impennata di riconoscimenti femminili dell’ultima settimana, con il Nobel per la Chimica a Frances Arnold, quello per la Fisica a Donna Strickland o quello per la Pace a Nadia Murad. Ma la verità resta che le donne ai vertici dell’Accademia non solo non hanno ancora sfondato il tetto di cristallo, ma nemmeno riesco a staccare la pancia dal pavimento.

Le statistiche sono impietose: il 97% dei premiati a Stocolma è maschio, bianco e di una certa età. Una carovana di luoghi comuni del sessismo. Del resto, come potrebbe essere altrimenti, ricordano gli esperti del World Economic Forum, se gli scienziati uomini tendono ad autocitarsi nelle pubblicazioni scientifiche ben il 56% di volte in più di quanto non facciano le loro colleghe donne. I maschi sono anche più invitati a parlare nei convegni, e sono più citati dai media. I quali media – duole dirlo, in questi giorni di attacchi ai giornali in cui bisognerebbe solo difendere la stampa a spada tratta – commettono un’altra fastiodiosa ingiustizia: quando parlano di un uomo, lo citano per cognome, e quando si riferiscono a una donna spesso lo fanno col nome proprio. L’avvocato Michelle Obama, per intenderci, è sempre Michelle, il marito è quasi sempre il presidente Obama.

Alla domanda se fosse sorpresa, di essere solo la terza donna al mondo ad aver vinto il Nobel per la Fisica, Donna Strickland semplicemente ha riposto: come faccio a essere sorpresa, se tutti i giorni della mia vita quando mi guardò intorno, sono circondata solo da uomini? Ecco, “vedere” troppi uomini, anche questo in effetti è un problema. Quand’è che cominceremo sui giornali a “vedere” più donne, nei titoli e nelle immagini? Donne scienziate, manager, economiste, medici, ingegneri, banchieri. Non veline.