#WomeninTech, eccellenze italiane nella tecnologia

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Si fa presto a parlare di parità di genere. Spesso anche con espressioni altisonanti e proclama solenni talvolta tradotti in un nulla di fatto. In effetti, la strada da percorrere è ancora lunga, sia in Italia che nel resto del mondo, come ricorda il World Economic Forum che introdusse per la prima volta nel 2006 il Global Gender Gap Index. Ogni anno il WEF stila un report in cui mette a confronto i percorsi e i progressi (eventuali) di 144 paesi verso la parità di genere attraverso quattro dimensioni tematiche: partecipazione economica e opportunità, risultati scolastici, salute e sopravvivenza e potenziamento politico. L’edizione 2017, l’ultima disponibile, ha inoltre analizzato le dinamiche delle differenze di genere attraverso i numeri degli occupati e pool di settore.

L’Italia, nel global ranking, si posiziona ad un non onorevole 82mo posto, perché, a quanto pare, hanno fatto meglio nazioni come Perù, Bolivia, Slovacchia, Kazakhstan, tanto per citarne alcune. Dunque, non ce la passiamo benissimo e forse questo lo sapevamo già. La buona notizia è che, per fortuna, da qualche parte, c’è qualcuno che lavora – alacremente – per sensibilizzare al tema dei diritti di pari opportunità e alla scarsa presenza femminile in ruoli tecnico-scientifici strategici. In Toscana opera da qualche tempo il think tank Cross Think-Lab, un’innovativa piattaforma di idee nata da un’iniziativa congiunta tra l’Istituto Dirpolis (Diritto, Politica, Sviluppo) della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa e l’advisory firm Trim2, con sede a Firenze, che si è fatta promotrice dell’iniziativa CrossThink-LAB per ampliare i propri orizzonti e dare un contributo allo sviluppo sociale.

«La mission di CrossThink-LAB – ha spiegato Alessia Belli, manager del progetto – è individuare temi strategici e innovativi di carattere socio-economico che possano far dialogare mondo dell’accademia, dell’impresa e della finanza per stimolare e generare un cambiamento nella realtà. Nello scorso mese di novembre è stato organizzato, ad esempio, il seminario “Women in Tech. Eccellenze italiane nella tecnologia” con l’idea di esplorare un territorio ancora poco sondato, ovvero la relazione tra genere e tecnologie». «Nella sua prima fase il CrossThink-LAB ha affrontato tematiche legate al genere – ha commentato Anna Loretoni, docente di Filosofia politica dell’Istituto Dirpolis, che conduce ricerche innovative nei campi del diritto, dell’economia e delle scienze politiche – alla gestione delle diversità e alla leadership femminile. Donne e tecnologia ha rappresentato un ulteriore passo in questa direzione, un tema su cui stereotipi e stigmatizzazioni si sono nel corso del tempo sovrapposti e consolidati».

«L’evoluzione è consolidabile solo se si realizza a livello di sistema – spiega Lorenzo Betti di Trim2 – e solo se tiene conto della realtà di partenza. Potrà essere duratura, solo se mira a scenari definiti, possibilmente positivi. Per questo motivo, ci siamo fatti promotori di questo contenitore, dove i tre mondi si incontrano e si confrontano».

Il CrossThink-Lab, che ha come slogan “Sharing Knowledge, Inspiring Actions”, intende, in sostanza, dar gambe ad un modello nuovo che permette di far dialogare mondi diversi. «In fondo, ciò che manca davvero a quest’ultimo argomento che abbiamo affrontato è un taglio di contaminazione – aggiunge Loretoni – perché ciò cui tenevamo è tradurre la parità di genere nelle sue diverse espressioni, interessi ed implicazioni, anche con un forte pragmatismo. Come nel dibattito quotidiano, l’attenzione spazia dallo smartworking agli asili nido, dai congedi parentali paterni alla conciliazione dei tempi di vita e di lavoro».

«Parlare di “Women in Tech” non ha significato organizzare un evento di sole donne per sole donne – chiosa Belli – a noi interessava andare a fondo, alla radice del problema del gap che c’è anche nel settore STEM. Se nel rapporto OCSE, l’Italia viene premiata perché tra i laureati nelle materie scientifiche più della metà sono donne, quando dall’istruzione si passa all’occupazione e alle executive positions, la situazione è problematica».