Tra uomini e donne c’è una storia che è ancora tutta da scrivere

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L’altro giorno sono stata in un’azienda a proprietà femminile: nel meeting solo donne, alla reception due uomini. È un mondo possibile, uno dei tanti, come anche quello, di solito al rovescio, a cui siamo abituati. Stiamo attraversando una fase di trasformazione senza precedenti nei rapporti tra i due sessi: da qualche mese, in un modo o nell’altro, lo leggiamo anche sui giornali. E’ una lettura che aiuta a definire i contorni della realtà, a interpretarne la complessità, ma non rende per questo meno difficile accettare un cambiamento così profondo. Anzi, a volte il bianco e nero delle notizie e dei commenti ci restituisce dei tagli troppo netti, che ci chiamano a giudicare invece che a riflettere, mentre la costruzione di una nuova cultura comune tra uomini e donne richiederebbe moltissime riflessioni “non giudicanti”.

Alcuni esempi dell’ultima settimana:

1) Pare che nella destituzione dell’ex Consigliere di Stato Francesco Bellomo, l’unico voto meno severo su 70 (che avrebbe preferito una perdita di anzianità al licenziamento) sia stato quello di una donna; una notizia di una riga che porta a chiedersi: perché proprio una donna ha ritenuto meno gravi i suoi abusi di potere?

2) Secondo un recente articolo dell’Atlantic, ai Golden Globe Awards gli uomini hanno brillato per vaghezza e per silenzio: pochissimi sono andati oltre la spilletta d’ordinanza nel supportare le colleghe in una campagna che “non dovrebbe” riguardare solo le donne. Nessuna alleanza, nessun dialogo: come guardare due cerimonie parallele nella stessa serata.

3) Tre Catherine hanno scatenato la stampa con una lettera contro corrente, forse per ricordare a tutti le sfumature della seduzione – e probabilmente un po’ a discapito del bianco e nero di ciò che è giusto e sbagliato. Su alcuni media il commento è passato agli uomini (per fortuna!): “ma davvero non sappiamo distinguere tra sì e no, tra quando si può e quando no?”. Una provocazione, quella delle Francesi, che può indignare, ma ha il lato positivo di ampliare il dibattito.

Secondo il saggio “Mother and others” di Sarah Blaffer Hrdy, che descrive la natura alloparentale della specie umana, l’essere umano è l’unico primate in grado di occupare a lungo spazi ridotti insieme a molti suoi simili senza degenerare in lotte per il territorio.

Se non ci credete, provate a mettere 150 scimpanzé nella cabina di un volo per New York e state a guardare. Ci è possibile grazie all’accettazione di norme comuni, che fanno di noi una specie sociale (e ci fanno sopravvivere).

Molte norme sono scritte, ma molte di più sono quelle tacite: che ci trasmette la nostra cultura, e che assai di rado sono in bianco e nero. Per rinnovarle affinché ci consentano di continuare insieme, uomini e donne, questo viaggio, serve un’intera tavolozza di colori, la disponibilità a incontrare situazioni inaspettate, la capacità di sospendere il giudizio, la possibilità di tracciare linee sfumate e di vederle messe in discussione: la voglia per noi donne (e per gli uomini!) di riscoprire gli uomini, diversi da quelli che ci hanno portate fin qua, la voglia per gli uomini (e per le donne!) di fare spazio alle donne, come non le abbiamo ancora mai viste.