La scuola ha un ruolo fondamentale nella lotta alla violenza di genere

Un'insegnante durante una lezione in classe in una foto d'archivio. ANSA/ ALESSANDRO DI MEO

Gentili dirigenti, gentili docenti,

come sapete lo scorso 27 ottobre il Ministero ha presentato il Piano nazionale di educazione al rispetto, ispirato all’articolo 3 della Costituzione, nell’idea che la scuola sia sempre più protagonista di quel compito – “rimuovere gli ostacoli” – che la Repubblica assegna a se stessa.

Il rispetto delle differenze è decisivo per contrastare violenze, discriminazioni e comportamenti aggressivi di ogni genere, che sono sempre più presenti nella società contemporanea.

Nel quadro del Piano, coerente con i valori costitutivi del diritto internazionale ed europeo, sono state presentate anche le linee guida – previste dal comma 16 dell’art. 1 della Legge 107/2015 – per l’educazione alla parità tra i sessi e contro la violenza sulle donne, che forniscono alle scuole – a ciascuna e ciascuno di voi – strumenti culturali per attivare momenti di riflessione, approfondimento, cambiamento.

La violenza contro le donne non è un fenomeno di natura episodica, né emergenziale: è un problema strutturale. Lo raccontano le denunce di molestie che in queste settimane si stanno moltiplicando da una sponda all’altra dell’Atlantico. Lo dicono i dati dell’Istat, secondo cui in Italia una donna su tre ne è stata vittima nel corso della vita, e lo afferma chiaramente la Convenzione di Istanbul del Consiglio d’Europa, che il nostro Parlamento ha ratificato all’unanimità con la legge n. 77 del 2013. La violenza contro le donne – è importante ricordarlo non solo in occasione della Giornata
internazionale per la sua eliminazione – è una manifestazione dei rapporti diseguali tra i sessi che hanno portato alla dominazione maschile sulle donne e alla discriminazione nei loro confronti, ed è un ostacolo fondamentale al raggiungimento della piena uguaglianza.

Da ciò discende l’impegno vasto e continuativo che occorre mettere in campo per contrastarla e prevenirla, in cui si colloca il ruolo cruciale del sistema educativo. Questo entra in gioco a diversi livelli e con diverse modalità: come luogo di emersione di situazioni violente in famiglia o nelle relazioni di coppia tra giovanissimi, ma anche e soprattutto come istituzione chiamata a cambiare la cultura che giustifica e sostiene la violenza contro le donne, a combattere le diseguaglianze e discriminazioni che ne sono all’origine, e a promuovere lo sviluppo in ragazzi e ragazze di competenze relazionali fondate sul rispetto delle differenze, la cultura della parità e la mediazione non violenta dei conflitti.

Le Linee Guida – frutto del lavoro di esperte ed esperti provenienti da ambiti disciplinari e culturali diversi – intendono offrire un quadro di riferimento per insegnanti, studenti e studentesse, famiglie, per sviluppare azioni ispirate al contrasto degli stereotipi di genere, alla valorizzazione del contributo delle donne alle scienze e alle arti, e alla promozione di modelli rispettosi di relazioni tra i sessi, anche in collaborazione con gli Enti locali e le associazioni attive sul territorio. I valori a cui si ispirano sono quelli dell’uguaglianza e del rispetto delle differenze, come elementi che non sono in contraddizione ma anzi devono combinarsi positivamente, perché la parità di diritti non si oppone alle differenze ma alle diseguaglianze, alle disparità e alle discriminazioni.
Ai sensi del comma 16 dell’art. 1 della L. 107 del 2015, tali azioni devono essere assicurate dalle istituzioni scolastiche mediante il Piano Triennale dell’Offerta formativa (PTOF). Come chiarito dalle Linee guida, il principio di pari opportunità costituisce “un principio trasversale che investe l’intera progettazione didattica e organizzativa. Pertanto, l’educazione al rispetto, intesa in tutte le sue accezioni, non ha uno spazio e un tempo definiti, ma è interconnessa ai contenuti di tutte le discipline e al lavoro delle docenti e dei docenti che dovrà essere orientato a un approccio sensibile alle differenze (per esempio valorizzando la presenza delle donne nei grandi processi
storici e sociali, e il loro contributo al progresso delle scienze e delle arti, soprattutto nella seconda metà del ‘900), anche mediante la scelta di libri di testo che, nel rispetto della propria libertà di insegnamento, tengano conto delle presenti linee guida.”

L’educazione al rispetto contribuisce quindi alla prevenzione della violenza maschile contro le donne incoraggiando, da un lato, il superamento di ruoli fissi e stereotipi di genere e, dall’altro, una visione delle differenze come ricchezza e non come fondamento di una presunta gerarchia tra uomini e donne. È così che si può disinnescare all’origine la cultura di cui si nutre la violenza. Non si tratta di abolire le differenze tra donne e uomini, ma di combattere le diseguaglianze. Non c’è nulla di naturale in stereotipi che escludono le donne da incarichi apicali o da alcuni ambiti del mondo del lavoro, o che descrivono le ragazze come inadatte agli studi scientifici. Eppure questi stereotipi producono effetti reali.

L’intervento educativo – grazie al lavoro di voi dirigenti e docenti che accompagnate ogni giorno la crescita di ragazze e ragazzi – può essere lo strumento più efficace per restituire alla nostra rappresentazione del mondo e dei generi profondità e complessità, uguaglianza e differenza, e per promuovere relazioni basate sul rispetto tra le cittadine e i cittadini di domani.

Ascolto, dialogo, condivisione: rispettare le differenze significa tutto questo, significa fortificare la democrazia, migliorare la qualità di ogni esperienza di vita, contribuire a far crescere condizioni di benessere per tutte e tutti, contrastare ogni atteggiamento e comportamento aggressivo e violento.
Un caro saluto

Valeria Fedeli


Lettera inviata dalla ministra Valeria Fedeli ai dirigenti scolastici: per scaricare il documento clicca qui.

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