Sono le donne a guidare la resistenza contro Trump

L'ex procuratore generale americano Sally Yates

L’ex procuratore generale americano Sally Yates

Hillary Clinton non ha centrato l’obiettivo di diventare la prima donna presidente degli Stati Uniti, ma non è passata invano. Il suo tentativo ha rinvigorito la fiducia in se stesse delle americane e le ha rese più coraggiose. Tanto che non c’è alcun dubbio: sono le donne oggi a guidare la resistenza contro Donald Trump.

La marcia di Washington del 21 gennaio, che ha visto sfilare in difesa delle pari opportunità oltre 500mila donne (più altre 4,5 milioni, si stima, sparse fra i cortei di tutto il mondo) non è che un assaggio. Chi è stato il primo giudice distrettuale a levarsi contro l’ignominioso divieto di ingresso negli Stati Uniti ai rifugiati e agl immigrati di sette Paesi musulmani? Una donna: Ann Donnelly, del distretto orientale di New York.

Ancora più coraggio ha avuto ieri il procuratore generale degli Stati Uniti Sally Yates, l’equivalente del nostro ministro della Giustizia: fino a quando sarò io a sedere su questa poltrona, ha detto, il Dipartimento della Giustizia non difenderà l’ordine esecutivo contro gli immigrati firmato dal presidente Trump. The Donald, naturalmente, non ha digerito il boccone e l’ha immediatamente licenziata. Ma il no fermo di questa donna coraggiosa, che si è levata in difesa della Costituzione e dei valori del suo Paese, è risuonato alto in tutto il mondo trasformando quella di Trump in una vittoria di Pirro. Quanti ministri di governo conoscete che hanno saputo fare un gesto altrettanto deciso?

Yes we can, dicono oggi le donne americane. Hanno fatto proprio lo slogan di Obama e ne hanno raccolto il testimone. Anche nel mondo scientifico, tradizionalmente arroccato nei laboratori e restio a prendere direttamente parte alle battaglie sul ring della politica: subito dopo la Women’s March è nato il movimento 500 Women Scientists, che raggruppa un manipolo di ricercatrici e scienziate sparse per il Paese determinate a dire no alle politiche antiambientaliste e antiabortiste del presidente.

Le donne d’America sono in marcia. Accrescono la loro capacità di leadership. E danno lezione al mondo.