La mia vita insieme a papà Achille: conversazione con Giovanna Castiglioni


imageNon è da tutti avere come dedica da papà una lampada di design. Ma se il tuo cognome è Castiglioni, forse le probabilità aumentano. “Il design è sempre stato parte integrante della mia vita – racconta Giovanna Castiglioni, 43 anni, terza e ultima figlia dell’architetto e designer Achille Castiglioni (1918–2002) e oggi responsabile insieme al fratello Carlo della Fondazione milanese intitolata al padre ospitata negli spazi di Piazza Castello 27 a Milano, proprio lì dove fino al 2002 il padre ha lavorato.

Achille Castiglioni ha dedicato a lei e alla sorella maggiore Monica due lampade, Giovi e Moni. “Io sono da parete, mia sorella da soffitto. Moni è ancora in produzione, Giovi non lo è più, quindi sono molto dispiaciuta.”

imageLo Studio Castiglioni è da considerarsi una vera e proprio fucina creativa, che nel corso degli anni ha presentato al pubblico progetti apprezzati tuttora. “Papà è sempre stato molto “lui” in studio Castiglioni, all’inizio con suo fratello Pier Giacomo, poi quando nel ’68 è mancato è andato avanti da solo. Con lui lavoravano Marco Remigio, modellista, Antonella Gornati, che si occupava sia dell’amministrazione che dell’archivio, mentre Dianella Gobbato era disegnatrice. Mio padre considerava i collaboratori parte della famiglia, li amava tutti anche se in modo diverso come dei figli, sapeva che ognuno di loro poteva dare un contributo importante anche se differente. Io immagino negli anni ’60 la vita dura di Gae Aulenti, di Cini Boeri, di Anna Castelli Ferrieri… Non credo che sia stato semplice per loro progettare in quel mondo con tanta presenza maschile, però sono andate diritte per la loro strada e sono diventate le progettiste che oggi rispettiamo e conosciamo bene”.

Grazie al lavoro del padre Giovanna ha iniziato a girare il mondo dall’età di 11 anni, seguendolo sia in Europa, nei tantissimi viaggi con le lampade o gli oggetti nel baule della macchina, che Oltreoceano. “Ero affascinata da mio papà perché riusciva a farmi sentire l’assistente, il tecnico, la traduttrice… mi diceva “mettiti lì, monta questa lampada perché io devo sistemare le diapositive per la conferenza” e io mi sentivo utile, parte del mito” .

imageHa mai pensato di seguire le orme di suo padre?Non gliel’ho mai detto. Mi sono iscritta segretamente al test d’ingresso per architettura e l’ho passato, avrei potuto iscrivermi… Però mi sono presto resa conto che fare architettura significava conoscere tutti i professori e che quindi sarei stata subito etichettata come “la figlia di Castiglioni”. Abbandonata l’idea di architettura, Giovanna si iscrive alla facoltà di Geologia, dove sui banchi incontra l’attuale marito, Sergio. “La sfida per me è conquistare le cose da sola”, spiega.

Ora Giovanna lavora ogni giorno alla Fondazione, “che vive grazie soprattutto all’impegno di mia mamma, Irma, mancata da poco”, e lì si occupa delle visite guidate “ sono orgogliosa di essere una guida museale. Quando mi chiedono che lavoro faccio… Non sono la direttrice del museo perché, chi vuoi che diriga, siamo tutti un po’ direttori del museo, tutti coloro che vi lavorano si danno da fare per tenerlo aperto al pubblico. Sono il vicepresidente solo perché c’è scritto sullo statuto della Fondazione dove c’è scritto anche Segretario Generale, e sai cosa vuol dire? È colui che lava i pavimenti quando i visitatori sono andati via, che porta il caffè alle riunioni, che coordina il lavoro di progettazione per le mostre che si susseguono in Fondazione ma anche la persona che si occupa di restituire al pubblico il metodo progettuale di Castiglioni con modalità tutte le volte differenti”. La Fondazione Achille Castiglioni è sostenuta dai figli di Achille grazie alle royalties derivanti dalla vendita dei prodotti del designer, dalle donazioni di alcuni sponsor e dai biglietti di ingresso allo studio museo.

Come immagina il futuro?Il mio sogno nel cassetto è salvare lo studio economicamente per tenerlo aperto, ma soprattutto riuscire a far visitare la casa dei miei genitori, che è la casa dove vivo attualmente”. Il desiderio di Giovanna Castiglioni è quello di poter aprire al pubblico la casa di famiglia dove lei stessa e i suoi fratelli ha vissuto insieme ai genitori, una casa dove è viva la presenza del padre, non solamente attraverso gli oggetti che ha disegnato. “Non è ancora pronta per essere visitata, ma è di certo già pronta nel mio cuore”.