Cosa vedi in quella nuvola? Le donne più portate alla “pareidolia”

nuvolaSdraiarsi su un prato a guardare le nuvole che passano. E stare lì a indovinare se quella è un drago o un elefante. Prima o poi l’abbiamo fatto tutti. Magari non solo con le nuvole. E abbiamo visto fate, volti sorridenti, uomini barbuti o conigli in una nuvola, nella luna piena, in una roccia, in un albero o nelle trame ipnotiche di una tappezzeria. Si tratta di una tendenza istintiva e automatica a trovare strutture ordinate e forme note negli oggetti e sembra che le donne siano più inclini degli uomini a sperimentare questa illusione. Almeno così risulta da una ricerca dell’università di Milano-Bicocca coordinata da Alice Mado Proverbio insieme a Jessica Galli.

La scienza cerca di mettere ordine ai voli pindarici della fantasia e ci dice che le donne sono molto più portate degli uomini a trovare sembianze umane in un oggetto reale e ad attivare, di conseguenza, le aree cerebrali legate all’affettività. Per arrivare a questo risultato è stata misurata la risposta del cervello alla percezione di stimoli visivi legati a quattro categorie di immagini: volti umani, oggetti qualsiasi, oggetti simili a facce e, infine, animali. La ricerca, pubblicata su “Social Cognitive and Affective Neuroscience”, mostra come il cervello femminile sia più incline ad antropomorfizzare oggetti rispetto a quello maschile, a renderli più simili alla forma umana. Un’illusione che si chiama pareidolia e tende a ricondurre oggetti o profili dalla forma casuale a forme note, un’associazione che si manifesta in particolar modo verso figure e volti umani.

Lo studio, spiegano dal gruppo di ricerca, svela il meccanismo con cui il nostro cervello `attribuisce un’anima´ a oggetti altrimenti inerti, ovvero li antropomorfizza, conferendo loro motivazioni, emozioni e intenzioni. Perché non solo le donne vedono volti, ma attribuiscono a questi volti un’anima. Non so se sia così o meno, ma negli oggetti informi ho sempre visto soggetti animati, che prendevano vita e mi raccontavano una storia. Un’eredità genetica che spero di lasciare ai miei figli, ad entrambi: un maschio e una femmina. In barba alla scienza.