Psicologi: otto su dieci sono donne in Italia, ma guadagnano il 40% in meno dei colleghi

psicologaProfessione prevalentemente femminile quella di psicologo: oltre 8 professionisti su 10, in Italia, sono donne. Sono la maggioranza ma guadagnano molto meno:  le loro entrate rimangonoil 40% più basse dei colleghi. In media l’intera categoria, che svolge la libera attività, arriva a dichiarare “un reddito medio netto di 13.360 euro”: per gli uomini si parla di 15.984 euro, mentre per le donne la cifra media annua scende a quota “10.875 euro”.

A mettere in luce l’ampio divario di genere fra i guadagni è l’Ente previdenziale di categoria (Enpap), nel corso di un convegno dedicato al tema. Alla Cassa pensionistica, sugli oltre 100.000 psicologi del nostro Paese, ne risultano iscritti al 31 dicembre 2015 poco più di 51.000 (di cui circa l’82% donne), che praticano la libera professione.

Un divario simile di entrate era stata sottolineata anche dall’ordine degli avvocati: le avvocate arrivano all’apice della carriera a guadagnare anche il 50% in meno dei colleghi. Dall’analisi delle motivazioni emergeva che spesso le avvocate tendono a non fatturare al cliente tutte le ore che gli dedicano. Molto spesso “gli sfoghi” vengono considerati “extra” e non rientrano nella parcella. Ma il tempo è denaro in questo caso e il dedicare ore ad ascoltare i problemi degli assistiti fa in modo che a fine mese le entrate siano più esigue. Che lo stesso problema avvenga anche per le psicologhe? Tempo extra non fatturato o propensione a chiedere meno fin dall’inizio per ogni ora di seduta?

La crisi ha, comunque, inciso pesantemente anche sugli introiti del settore “psicologia” negli ultimi anni. L’Enpap, secondo le dichiarazioni il presidente Felice Damiano Torricelli, ha avviato proprio per questo “provvedimenti di welfare per liberare le energie delle colleghe”, integrando gli interventi a sostegno della maternità con “uno specifico pacchetto di garanzie assicurative in gravidanza, e con la revisione delle regole per la maternità delle colleghe convenzionate con il Servizio sanitario nazionale”. Inoltre, l’Ente, “intende stimolare – sottolinea la coordinatrice della Commissione Politiche femminili dell’Enpap Chiara Santi – una visione auto-imprenditoriale” di tutti gli iscritti. Che queste misure possano fare la differenza?