Anna Gervasoni (Aifi): in Italia investono gli istituzionali esteri e non quelli italiani

Anna Gervasoni

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“Il problema, in Italia, è attrarre gli investimenti dei grandi investitori istituzionali, come Casse e fondi pensioni, nei private e quity e nei venture capital. Sono quelli che hanno creduto di meno nell’economia reale italiana pur traendo i propri capitali proprio da essa”. La discussione verte sempre su come attrarre in Italia i capitali stranieri, eppure esistono capitali italiani che ancora non sono investiti nell’economia reale, come sottolinea Anna Gervasoni, direttore generale dell’associazione Aifi, nonché consigliere di amministrazione di Banca Generale, del Fondo Italiano d’Investimento Sgr e del gruppo Sol, oltre ad essere professore ordinario di Economia e Gestione delle Imprese. “Alcuni investitori istituzionali italiani hanno bisogno di sviluppare competenze per migliorare la propria vucultura sugli investimenti alternativi. Il mercato potrebbe raddoppiare con l’immissione di 5 miliardi di euro da parte di Casse e fondi pensione. Una cifra limitata rispetto alle masse che amministrano” spiega Gervasoni.

Gli investimenti esteri sono tornati in Italia?

Nel 2015 abbiamo avuto un primo anno di boom dopo la crisi del 2007/2008. Molti fondi internazionali, anche senza una base in Italia, hanno investito nelle imprese italiane, mentre in Germania e in Spagna si è registrata una flessione. Anche i private equity italiani hanno attratto capitali internazionali, cjhe hanno contato per metà della raccolta. Rischiamo, quindi, di essere una colonia di investimenti internazionali.

Quali fattori stanno giocando a nostro favore?

Una maggiore stabilità politica e le riforme istituzionali hanno creato un ambiente positivo. Inoltre le imprese italiane, che sono uscite dalla crisi, stanno facendo bene.

Quali sono le debolezze del nostro Paese per gli investimenti dei fondi alternativi?

Abbiamo ancora una presenza esigua di grandi aziende che crescono per acquisizioni. Cinque fra le prime dieci aziende negli Usa sono nate con capitali di venture capital e ora a loro volta fanno acquisizioni di altre aziende partecipate dai fondi. Questo permette a un mercato di crescere e maturare.

Ci sono riforme ancora da fare?

Per il settore si ha più che altro bisogno di chiarimenti da parte dell’Agenzia delle Entrate sui temi di fiscalità. Siamo in attesa della circolare che metta ordine in tema di leverage buyout.

In Università quali i cambiamenti per competere a livello internazionale?

L’Università italiana è di grandissima qualità. Abbiamo eccellenze scientifiche riconosciute a livello mondiale. La burocrazia ci penalizza nei progetti innovativi e nella progettazione della carriera. Per questo facciamo fatica ad attrarre giovani di qualità, che hanno offerte più attraenti dall’estero sia dal punto di vista economico sia per le strutture che mettono a loro disposizione. Dovremmo essere più flessibili nelle carriere e più agili nell’apprezzare il merito. Oggi un professore universitario guadagna come un quadro aziendale, questo crea un appiattimento dei profili di carriera.

In che città consiglieresti di fare un’esperienza all’estero?

In Europa sicuramente Londra, perché è un centro molto vivo sia per la finanza sia per la cultura, Ma i giovani dovrebbero uscire dall’Europa: gli stimoli oggi arrivano da Shamgai, Hong Kong, Sidney che sono i nuovi mondi. I nostri ragazzi dovranno lavorare con queste aree per i prossimi 50 anni. E fra 50 anni il mondo cambierà a una velocità dieci volte superiore a quella attuale e i giovani devono abituarsi ai cambiamenti e girare fisicamente e virtualmente il mondo.

Per dove prenoteresti un volo con partenza fra 10 anni?

Andrei in Africa. Mi aspetto un grande sviluppo in quell’area. E’ il continente che può avere sviluppi straordinari, appena finite le assurde crisi religiose ed etniche. Possono costruire un futuro sul loro orgoglio, la forza delle loro radici e le risorse naturali. E l’Italia dovrebbe investire in quella direzione.

Cosa ti fa paura?

Sono molto apprensiva e ansiosa. Cerco di controllarlo prendendomi i tempi giusti per affrontare le situazioni e mi faccio aiutare da chi mi sta vicino.

Un consiglio a un giovane (maschio) che vuol fare la tua carriera?

Lasciati guidare dall’istinto e dalle opportunità che incontri. Sii curioso e mai superficiale in niente. Abbi cura dei dettagli e cerca di apprendere anche in modo informale da chi stimi e da chi ti circonda. E poi importa modelli da settori diversi e da attività parallele nell’ottica di una cross fertilization.

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