Lo Zen e l’arte della treccia


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Ce lo siamo domandati tutti, almeno una volta. Come si fa una treccia? Sì perché prima o poi la richiesta arriverà, da parte di una figlia concentrata sulla sua capigliatura.

La treccia è un’arte femminile e degli indiani d’America. Anche se pensare quest’ultima cosa può dare forza a qualche uomo sprovveduto, sappiate che nessuna donna vi svelerà mai il segreto, ne’ compagne, ne’ madri. Tutte sapranno essere sfuggenti, comprese nel ruolo di custodi di un arcano.

Bisognerà usare l’astuzia più sottile, fingere con le nostre partner e, fra le carezze, sussurrare, “Dimmi come si fa, mi piace l’idea di giocare con i tuoi capelli”. Oppure cercare l’imbarazzata assistenza di un’anziana collega, impietosita dalla richiesta fatta a occhi bassi.

Ora, in nome dei principi della open culture, vi svelerò questo segreto, carpito in circostanze che è meglio tacere. Ciocca sinistra nella mano sinistra, ciocca destra nella mano destra. Ciocca al centro, è un problema. Guardatela con apprensione, sarà lei la causa dei vostri fallimenti. Poi, con decisione, ciocca destra sotto quella di centro, quella di centro diventa di destra. Ciocca di sinistra, sotto quella che era di destra. Via così. Senza guardare, facendo il vuoto dentro. Un vuoto che non è assenza o mancanza, ma pienezza che deve essere riempita, come dice il mio maestro di yoga, che di trecce non sa niente, ma di donne sì. Lo Zen e l’arte della treccia.

Fare una treccia è un atto insurrezionale. Vi farà conquistare l’ammirazione delle vostre figlie, ma soprattutto vi permetterà di farà crescere in autostima: altro che passeggiata sui carboni ardenti, che è spettacolare, ma è un fatto personale ed è anche fuori moda. La treccia no. E’ sempre di moda e sarà sempre severamente valutata da figlie, mogli, compagne, tate e maestre d’asilo. Treccia alta, bassa, stretta, morbida, doppia treccia. Un mondo intero, che richiede dedizione e tecnica, coraggio e autocontrollo.

Treccia a parte, consiglio a tutti di avvicinarsi alla cura dei capelli delle proprie figlie. Sono pochi minuti eppure creano contatto e fiducia, come passatempo supera di gran lunga il modellismo e poi è davvero cool, se anche un duro come il running back DeAngelo Williams presta la sua immagine per uno degli spot più simpatici del Super Bowl.